Il gruppo Pd di San Possidonio condanna la proposta avanzata dal gruppo di minoranza (Lega-Pdl), avanzata durante il consiglio comunale dello scorso 25 ottobre e relativo alla richiesta all’intera giunta di disporre il “divieto in tutto il territorio comunale” di indossare abbigliamento che renda difficile la riconoscibilità immediata delle persone, “che potrebbero suscitare disorientamento ed una situazione di insicurezza e disagio, con grave potenziale pregiudizio della tranquilla e pacifica convivenza”, nonché l’istituzione di sanzioni penali e amministrative in caso contrario.
“Il riferimento al burqa (al chador, o al niqab dipende in base all’area geografica) –fa sapere Federica Steffanini, segretaria del Pd possidiese- è nascosto tra le righe, ma ben presente nelle parole dei consiglieri di minoranza”.
“Condanniamo senza mezzi termini tale proposta, piena di contraddizioni che nemmeno i consiglieri proponenti sanno chiarire. -continua- Vogliono il divieto per garantire i diritti delle donne o per scacciare una probabile paura? A San Possidonio non si è mai vista nessuna donna indossare indumenti che porterebbero renderne difficoltosa l’identificazione. Si richiede quindi l’intervento per ovviare a una situazione che non sussiste e per questo riteniamo indecoroso e irresponsabile avvallare richieste che, come queste, non fanno altro che fomentare un clima di distacco e di terrore nei confronti di culture non abbastanza conosciute e diverse dalla nostra”.
“Il messaggio che l’intera comunità percepirebbe -rileva la segretaria del Pd- sarebbe univoco, e noi non lo accettiamo. Infatti, ed ecco che spunta la contraddizione di cui sopra, la richiesta di divieto e la conseguente sanzione penale per chi lo trasgredisse, nascondono un abnorme pregiudizio, poiché viste dalla minoranza come “misure idonee a scoraggiare episodi ed azioni da parte di soggetti potenzialmente pericolosi prevedendo la possibilità per gli stessi di travisare o di mascherare il proprio volto rendendo difficile il riconoscimento delle persone”. E qui casca l’asino. Non si tratta quindi di una richiesta a sostegno della dignità, dei diritti e del rispetto femminile, come tenta di farci credere il gruppo Lega-PDL, ma di una trovata politica propagandistica che nulla ha a che vedere con l’integrazione culturale che tutti diciamo di volere”.
“ Inoltre, -conclude- se davvero la questione della parità tra i generi e del rispetto della donna sono temi tanto cari al cuore della minoranza, suggerirei di cominciare rispettando le donne che compongono il consiglio comunale, evitando toni, modi e frasi del tutto fuori luogo”.