«Per rilanciare il “sistema Modena non possiamo aspettare la politica, che ha ritmi e riti non più adeguati ai tempi accelerati con cui si muovono la società e l’economia anche a livello locale». Lo afferma il segretario provinciale della Cisl, Francesco Falcone, proponendo a sindacati e associazioni imprenditoriali di sedersi intorno a un tavolo e assumersi la responsabilità di delineare insieme il futuro. «Ormai è chiaro che ben difficilmente arriveranno idee forti dalla politica – osserva Falcone – Dobbiamo anche noi, che rappresentiamo le parti sociali, sporcarci le mani e provare a disegnare il futuro della nostra comunità. Poiché si sta lavorando a un patto tra sindacati e imprese a livello nazionale per uscire dalla crisi, non vedo perché non dovremmo realizzare anche a livello locale un patto sociale per la crescita, l’occupazione e lo sviluppo del nostro territorio, visto che la disoccupazione è al 6 per cento e gli inoccupati all’8. Dovremo essere capaci di elaborare proposte convincenti così da stimolare le istituzioni a fare meglio la loro parte. Del resto è quanto richiestoci dagli “Stati generali”, il progetto quasi scomparso dal dibattito politico e che va arricchito di contenuti». Sull’impostazione dell’economia modenese il segretario della Cisl ha le idee chiare: per lui è illusorio inseguire mire turistiche, culturali o artistiche a scapito della vocazione manifatturiera del territorio. «Siamo sempre stati bravi “a fare” e dobbiamo continuare a esserlo – prosegue Falcone – Occorre un processo di riorganizzazione e riconversione che, attraverso il decollo dei tecnopoli, ci permetta di sviluppare in modo innovativo le produzioni di qualità, aggiungendo quel qualcosa in più che prima era di nicchia e che adesso invece è fondamentale per conquistare i mercati (per esempio, l’eco-compatibilità dei prodotti)». Per Falcone la nostra provincia ha bisogno di investitori italiani e stranieri alla ricerca di condizioni socio-economiche favorevoli per l’insediamento di nuove attività. Occorre creare un contesto territoriale vantaggioso recuperando il gap delle infrastrutture viarie, logistiche, energetiche e informatiche che rischia di renderci meno attraente rispetto ad altre aree d’Italia e d’Europa. «Un contesto territoriale favorevole, però, non ha bisogno solo di attività industriali o servizi di qualità alle imprese, ma anche di un sistema di assistenza e protezione sociale che assicuri il benessere delle persone anche al di fuori del luogo e dell’orario di lavoro. Per questo – ricorda Falcone – la Cisl insiste da tempo con le amministrazioni locali sulla necessità di riformare il welfare rendendolo più inclusivo e rispondente ai nuovi bisogni dei cittadini. Ci appelliamo anche alle banche, alle quali chiediamo di supportare l’economia e concedere credito secondo una logica di comunità per rafforzare le imprese, aiutare i lavoratori e – conclude il segretario provinciale della Cisl – sostenere i consumi delle famiglie».