La crisi economica e l’azione politica sconsiderata di questo governo stanno producendo in modo combinato effetti sociali devastanti, in particolare sul mondo del lavoro. I 500.000 posti di lavoro persi in questi ultimi due anni, l’attacco frontale ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori rappresentato dal recente “collegato lavoro”, il tentativo di cancellare il contratto nazionale, il paradigmatico ricatto di Pomigliano, i milioni di precari senza diritti, sono solo alcuni degli indicatori e dei simboli che rappresentano plasticamente la svalutazione sociale che ha subito il lavoro negli ultimi anni.Una svalutazione che ha riportato il lavoro alla condizione ottocentesca di mera merce di scambio.
Il soggetto che sta contrastando, più di ogni altro, questo disegno regressivo del lavoro è la Cgil che, considerando solo questi ultimi mesi, ha contribuito a rendere forte e visibile la protesta di ampi settori della società: dal modo della conoscenza, a quello del pubblico impiego, per arrivare alla straordinaria giornata dei metalmeccanici del 16 ottobre scorso.
Le democrazie europee hanno bisogno oggi più che mai della partecipazione attiva di tutta la cittadinanza, a cominciare dalle lavoratrici e dai lavoratori; è compito delle forze democratiche e progressiste evitare che l’Europa – e l’Italia in particolar modo – decida di attraversare le difficoltà della crisi fiscale e monetaria in atto smantellando lo stesso modello sociale europeo, fondato sul Welfare e sulla ricerca del benessere diffuso. Da questo dipende soprattutto il futuro delle giovani generazioni, oggi intrappolate nell’incertezza di un presente insicuro e minaccioso che vede anche nel nostro paese la disoccupazione giovanile superare la soglia del 30 per cento. Non ci sarà occupazione e stabilità economica se non riusciremo a rimettere le ragioni del lavoro e dei diritti delle persone al centro dell’agenda politica.
Anche per questa ragione sostengo la manifestazione nazionale promossa dalla Cgil per sabato 27 novembre, nella convinzione che il titolo scelto “Più diritti e più democrazia” rappresenti davvero la bussola per rimettere al centro il lavoro e per rivendicare sviluppo, equità e giustizia sociale.
(Matteo Sassi, Assessore alle Politiche sociali del Comune di Reggio Emilia)