La sanità regionale e provinciale in due tappe fondamentali della sua storia: la prima guerra mondiale ed oggi. È questa l’originale prospettiva di una giornata di studi sulla sanità emiliano-romagnola e modenese che si svolgerà a Modena (Aula Magna del Policlinico) sabato 4 dicembre a partire dalle ore 13.30. L’iniziativa, organizzata come corso formativo per i medici (sono stati richiesti i crediti ECM presso il Ministero della Salute) è aperta anche agli studiosi, agli appassionati di storia e a tutte le persone interessate. Ad organizzare l’iniziativa sono il Circolo Medico “Mario Merighi” di Mirandola, l’Azienda USL di Modena e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena, con il patrocinio dell’Istituto Storico e dell’Ordine dei Medici di Modena.
L’occasione per parlare di sanità in un’ottica comparata tra passato, presente e futuro è fornita dal nuovo volume “Una regione ospedale” di Fabio Montella, Francesco Paolella e Felicita Ratti, edito da CLUEB di Bologna nella collana “Passato futuro” diretta da Patrizia Dogliani.
Il volume “Una regione ospedale”
La ricerca è stata promossa dall’Istituto Storico di Modena ed ha ottenuto il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola, il sostegno di Novartis, la collaborazione del Museo del Risorgimento di Bologna e il patrocinio di una ventina di istituzioni regionali, tra le quali l’Azienda USL di Modena e il Circolo Medico “Mario Merighi”. I tre curatori (Montella, Paolella e Ratti) e gli altri tre autori del volume (Michele Bellelli, Mirtide Gavelli e Fiorenza Tarozzi) hanno affrontato un terreno quasi totalmente inesplorato della ricerca storica italiana: la trasformazione di un ampio territorio delle retrovie sotto le spinte del primo conflitto moderno e globale della storia.
Un’importante tappa della modernizzazione era infatti stato lo sviluppo delle strutture adibite alle cure sanitarie, a partire dalle riforme avviate in diversi paesi europei negli Anni Ottanta dell’Ottocento, che cominciarono a porre le basi per un sistema rivolto ai cittadini e sottratto alle logiche della carità in senso religioso, e dai numerosi successi di scienza e medicina conseguiti fra Ottocento e Novecento. Un ulteriore impulso fu però dato a questo sviluppo dalla tragedia della Grande Guerra, quando medicina e sanità dovettero mobilitarsi per curare masse di soldati e, spesso, anche di civili, in maniera da sostenere lo sforzo bellico e da fare fronte a traumi e patologie nuovi o semplicemente amplificati dalle dimensioni del conflitto.
Gli autori di “Una regione ospedale” hanno analizzato come il regno d’Italia mobilitatosi per la Prima Guerra Mondiale approfittò di una regione logisticamente e geograficamente non troppo lontana ma nemmeno pericolosamente adiacente alle zone di combattimento e dotata di diverse strutture di cura e ricerca scientifica affermate, a partire dalle antiche università di Bologna, Modena, Ferrara, Parma, per accogliere nella relativa tranquillità delle retrovie i soldati feriti, «impazziti» e ammalati provenienti dal fronte austro-ungarico.
L’Emilia Romagna si trasformò quindi in un importante centro delle retrovie per la cura dei feriti e dei malati, ma anche in un eccezionale “laboratorio” di conoscenze per l’ambito civile. La Grande Guerra, già riconosciuta da diverse analisi come cesura storica che marcò un salto di qualità nella modernizzazione e nell’industrializzazione europea ed italiana, segnò quindi alcune pietre miliari anche nel cammino verso la modernizzazione della medicina e della sanità.
Gli autori hanno messo a fuoco le problematiche sociali legate alla necessità di mobilitare per la nazione in armi la medicina e le strutture sanitarie per il conflitto in atto, fra le numerose luci ed ombre di questo esperimento, fra i positivi impulsi all’estensione e alla modernizzazione delle strutture, le talvolta pesanti influenze del nazionalismo su medicina e psichiatria e i numerosi sacrifici in nome dello sforzo bellico.
La storia sociale del conflitto nonché quella della medicina e della psichiatria, sapientemente intrecciate alla storia locale, vengono declinate in nove capitoli che ci guidano nelle problematiche della sanità durante il primo confitto mondiale. L´opera traspone questi temi ponendosi in particolare sulla scia degli studi di John Horne e Giovanna Procacci sulla guerra, per citare due nomi fra i più rilevanti.
Il convegno
Partendo da questa innovativa analisi storica, la giornata di studi di sabato 4 dicembre tratterà dell’attuale situazione e dei profondi cambiamenti che stanno interessando la sanità regionale. Il convegno si aprirà alle ore 13.30 con la registrazione dei partecipanti; dopo il saluto delle Autorità, il convegno, moderato dal Dr. Nunzio Borelli, Presidente del Circolo Medico “Merighi” sarà aperto dal Dr. Carlo Lusenti, Assessore alle Politiche per la Salute della Regione Emilia Romagna, che interverrà su “La Sanità in Regione Emilia Romagna”. La prima sessione di lavori vedrà l’intervento del Dr. Stefano Cencetti, Direttore Generale AOU Policlinico di Modena su “Il Policlinico per la Sanità di Modena e della Regione Emilia Romagna” e del Dr. Giuseppe Caroli, Direttore Generale Ausl di Modena su “La cura della salute dalla Città all’Area Vasta: l’esperienza di Modena”. La seconda sessione (condotta da Ivana D’Imporzano di Teleradiocittà Modena) vedrà l’intervento del Dr. Fabio degli Esposti (Università di Modena e Reggio Emilia) su “Nuove frontiere della ricerca sulla Grande Guerra” e la presentazione del volume “Una Regione Ospedale” di Fabio Montella, Francesco Paolella e Felicita Ratti; domande/discussione del pubblico; “Epidemiologia dell’Influenza Spagnola nella provincia di Modena. Riflessioni Storiche e Sociali nella Provincia di Modena analizzato in relazione ad altri studi Internazionali” a cura della Dr.ssa Felicita Ratti; seguiranno domande/discussione. La terza sessione si aprirà con l’intervento del Prof. Gianluigi Melotti, Direttore dell’U.O. di Chirurgia Generale-Ospedale di Baggiovara su “Chirurgia a Modena e in Italia”. La discussione e la conclusione del convegno sono affidate al Dr. Nunzio Borelli.