Un chirurgo del Policlinico di Modena, il Dottor Alessio Baccarani, Dirigente Medico presso la Struttura Complessa di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva diretta dal prof. G. De Santis, è stato uno delle anime del gruppo di lavoro dell’Università statunitense di Duke che ha messo a punto la tecnica di espianto completo del volto, ciò che ha reso possibile l’esecuzione dei primi trapianti completi di volto comprendenti lo scheletro eseguiti presso le prestigiose Cleveland Clinic, Cleveland (Ohio, USA) e Harvard University di Boston (Massachusetts, USA), effettuati nel 2008-2009.
Proprio a seguito di queste ricerche, Alessio Baccarani ha ricevuto il prestigioso “Robert Zhong Award” in occasione del “10th Congress of the International Society for Experimental Microsurgery” che si è tenuto a San Paolo, Brasile, (29 ottobre – 1 novembre 2010), un importante risultato internazionale che premia i più significativi contributi scientifici apportati all’ambito microchirurgico inteso nella sua accezione più ampia (Chirurgia Generale e dei Trapianti, Chirurgia Plastica Ricostruttiva, Chirurgia Vascolare e Cardiaca e altre chirurgie specialistiche).
Il dottor Alessio Baccarani ha preso parte progetto di ricerca presso la “Division of Plastic, Reconstructive, Maxillofacial and Oral Surgery” dell’Università di Duke (North Carolina, USA) diretto dal prof. Prof L.S. Levin, nell’ambito di una collaborazione con la Struttura Complessa di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena. Del gruppo facevano parte ricercatori americani e stranieri. Tale progetto di ricerca ha portato alla concettualizzazione, allo sviluppo e alla descrizione delle nuove tecniche chirurgiche di espianto del volto a scopo di trapianto. “In pratica – ha spiegato Baccarani – abbiamo sperimentato procedure di prelievo e di reimpianto di lembi completi di faccia comprendenti tessuti molli e componenti scheletriche dello splancnocranio, cioè il gruppo di ossa che sorreggono il volto. Non siamo stati gli unici a condurre studi sugli allotrapianti in ambito ricostruttivo, ma la nostra tecnica, che per la prima volta descrive l’inclusione di parti ossee, ha consentito di estendere drasticamente le possibilità ricostruttive della procedura, nell’ottica di dare risposta ai casi più svariati ed anche estremi di difetto facciale”.
La collaborazione tra Struttura Complessa di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva del’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena e la l’Università di Duke nasce dalla grande tradizione di Microchirurgia e Chirurgia Maxillo-Facciale del Policlinico. “Si può dire – ha spiegato il prof. Giorgio De Santis – che Modena abbia messo a disposizione del progetto il proprio know- how, maturato in anni di attività ricostruttiva del volto e del cranio, e che questo background abbia trovato negli Stati Uniti il terreno ideale per germogliare. Il fatto che il dottor Alessio Baccarani si sia formato e lavori in un Dipartimento Integrato Testa – Collo che è un centro di eccellenza per la chirurgia demolitiva e ricostruttiva cranio-cervico-facciale gli ha permesso di maturare quell’esperienza che, trasferita nel gruppo di lavoro di Duke, ha posto le basi per i trapianti complessi, che si differenziano da quelli tradizionali, limitati alla semplice pelle del viso, perché si compongono anche di parti di ossa e di muscolatura”.
Nato a Bologna nel 1976, Alessio Bacarani si è laureato a Modena nel 2001 e ha conseguito il diploma di Specializzazione in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva presso l’Università degli Studi di Parma svolgendo comunque l’attività assistenziale al Policlinico di Modena. Dal giugno del 2010 è stato assunto in ruolo al Policlinico di Modena presso la Struttura Complessa di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva.
“Ancora una volta il Policlinico di Modena si conferma una grande fucina di talenti per la ricerca scientifica – ha aggiunto il dottor Stefano Cencetti, direttore generale dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena – Il fatto che un chirurgo formatosi a Modena sia andato negli Stati Uniti a coordinare un gruppo di ricerca di questo livello ci riempie ovviamente di soddisfazione. Ancora più importante, però, è che questo giovane, dopo quella esperienza, abbia scelto di tornare in Italia, a dimostrazione del fatto che, quando si investono risorse in strutture di eccellenza, anche la ‘fuga di cervelli’ possa essere arginata”.