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Mercoledì 15 dicembre in Sala Tricolore musiche e parole delle artiste migranti di Reggio Emilia

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Nell’ambito della ‘Giornata internazionale dei diritti del migrante’, il Comune di Reggio Emilia propone in questi giorni numerosi appuntamenti per promuovere e sostenere la conoscenza tra persone di diverse culture per favorire l’integrazione dei migranti. Per contribuire a dare visibilità alle donne immigrate che vivono a Reggio e valorizzarne risorse e potenzialità, l’Assessorato comunale alla Coesione e Sicurezza sociale promuove una importante iniziativa per combattere gli stereotipi di genere che condizionano la vita sociale e lavorativa della donna immigrata.

Con l’evento “Quando le melodie e le parole sorvolano i confini”, previsto per domani, mercoledì 15 dicembre (ore 17.30), nella Sala del Tricolore, sarà presentato infatti un volto poco conosciuto dell’immigrazione femminile: quello di donne dotate di talento artistico a livello professionale e di un ricco background socioculturale.

Il programma prevede l’esecuzione di musiche della cultura classica europea (Mozart e Scarlatti), di quelle africana e cinese e della tradizione popolare emiliana, eseguite da artiste e artisti georgiani, cinesi, albanesi e romeni.

Sono previste inoltre letture di brani selezionati da saggi, articoli e romanzi di importanti scrittori e scrittrici stranieri e italiane, a cura dell’attrice Caterina Lusuardi.

Silvana Shabani (Albania) presenterà gli interventi delle artiste.

L’ingresso è gratuito.

LE DONNE MIGRANTI A REGGIO EMILIA

A Reggio Emilia, le donne costituiscono la metà del totale della popolazione immigrata (nel 2009, le donne erano 13186 su un totale di 26508 persone). Il livello culturale medio delle immigrate è superiore rispetto alla popolazione maschile; le laureate sono infatti 962, mentre sono in possesso di laurea 563 uomini. Le donne lavorano però principalmente come operaie (3491), casalinghe (2.665) e impiegate (281).

L’immigrazione femminile è però in continua evoluzione. Cresce da un punto di vista quantitativo, contribuendo al processo di stabilizzazione dell’immigrazione, ma rimane penalizzata da un punto di vista qualitativo. Spesso, infatti, non vi è corrispondenza tra il titolo di studio e la collocazione professionale e i lavori svolti non valorizzano le esperienze professionali maturate nel Paese d’origine.