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Reggio: “Cittadini di ieri e di oggi”, il saluto del Sindaco Delrio e il ricordo di De Graft Asiamah

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Il sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio ha portato i saluti dell’Amministrazione comunale alla riflessione sul tema della cittadinanza, tenuta oggi all’Aula magna dell’Università di Modena e Reggio per la presentazione della Fondazione Mondinsieme, e con la partecipazione del presidente, senatore Jean Léonard Touadi, dell’Ambasciatore Paolo Sannella, dell’assessore alla Coesione e sicurezza sociale Franco Corradini, del direttore della Fondazione Mondinsieme Adil El Marouakhi.

“L’esperienza della migrazione è appartenuta a molte generazioni del passato e apparterrà a molte generazioni in futuro – ha detto il sindaco davanti alla platea di studenti – E’ appartenuta ai vostri bisnonni e apparterrà anche a voi, con le vostre esperienze di studio. Anche voi farete esperienza di trovarvi in terre straniere. Sono esperienze possibili a una condizione: che non siano i luoghi dove si è nati a farci portatori di diritti, ma che le persone siano riconosciute portatrici di diritti in sé. Tutte le persone sono portatrici in sé del diritto alla salute, al lavoro, ad una buona istruzione, a costruirsi una famiglia, al diritto dovere di rispettare le leggi del paese in cui vive, oltre che a mantenere la propria cultura di origine”. “Una legge tedesca del Medioevo diceva che l’aria della città rende liberi – ha continuato il sindaco – In questo spirito interpretiamo la differenza tra città che rendono liberi e città ostili: la cittadinanza rende liberi, uomini liberi e cioè portatori di diritti in sè”.

Il sindaco ha ricordato che le iniziative di questa settimana sono state organizzate per la ventesima giornata della Convenzione Onu sui diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie che cade il 18 dicembre: “Tutte queste persone sono tra di noi benvenute”.

Proprio sabato scorso, giorno della ricorrenza della Convenzione Onu, è morto nella nostra provincia per infortunio sul lavoro un operaio ghanese di 38 anni che aveva qui famiglia, moglie e figli: “Vorrei che ricordassimo De Graft Asiamah, l’operaio migrante venuto qui per cercare un futuro migliore. Quando una persona lascia il proprio paese per cercare lavoro compie una scelta molto difficile. Fra pochi giorni sarebbe stato assunto a tempo indeterminato e avrebbe conquistato una sicurezza per la sua famiglia. La sua storia deve diventare per noi una memoria costante, un simbolo, perché ci dice molto di quello che sta accadendo nella nostra società e nel mondo. Domani potremmo trovarci noi in queste stesse condizioni. Ricordiamoci, quando incontriamo un uomo così, di guardarlo negli occhi e di riconoscerlo prima di tutto come uomo”.