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L’Emilia-Romagna per il Saharawi


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Nel nulla del deserto, in tende o casupole di mattoni di fango cotti al sole, senza acqua né luce, anche una capra, o un dromedario, possono fare la differenza. Nel 2011 la Regione Emilia-Romagna destinerà 20 mila euro per l’acquisto di una settantina di capre e 5 dromedari da latte per i Saharawi, il popolo che vive da oltre trent’anni nei campi profughi del deserto algerino.

“Tutti i nostri progetti rispondono a un’esigenza precisa – sottolinea Donatella Bortolazzi, assessore Cooperazione allo sviluppo della Regione Emilia-Romagna – : garantire diritti a questo popolo, a partire dai suoi soggetti più deboli: bambini, donne, anziani. Diritti elementari per noi, ma non certo per loro, quali l’accesso al cibo e alla salute. Un impegno, questo, che la stessa Assemblea legislativa ci sollecita ad aumentare”.

Dromedari da latte e capre: un progetto che si auto-alimenta

Nella “dieta” quotidiana dei Saharawi la carne è pressoché sconosciuta, così come la frutta e la verdura: motivo per cui molti soffrono di forte carenza di ferro e vitamine. Anche le malattie broncopolmonari sono molto diffuse: la temperatura si abbassa notevolmente nelle ore notturne, e nelle tende non c’è riscaldamento. Per salvare dalla malnutrizione cronica i soggetti più fragili, la Regione ha attivato un progetto basato sui dromedari da latte, e successivamente anche sulle capre. E’ un progetto che si auto-alimenta: ha bisogno di risorse per partire, mentre negli anni successivi la riproduzione degli animali è fonte di guadagno, a partire dalla vendita di alcuni dei nuovi nati. In questo modo i Saharawi possono provvedere all’acquisto del cibo, ad ampliare le mandrie e di conseguenza il numero di chi può nutrirsi del latte. Una mandria di 25 dromedari fornisce un’integrazione alimentare, sempre a rotazione, a quasi 400 persone.

Una volta forniti gli animali, il funzionamento è semplice. Un gruppo di 40 Saharawi, scelti da una Commissione di solidarietà delle autorità locali, si trasferisce in aree dove ci sono sterpaglie e arbusti, con le mandrie e alcuni familiari. I bambini, gli anziani e le donne in gravidanza, o durante l’allattamento, vivono con la mandria per 40 giorni, in una sorta di quarantena. Il latte di dromedario, simile al latte umano e dotato di alto contenuto proteico, viene fornito alle famiglie ogni mattina, dopo la mungitura. Quello non utilizzato immediatamente viene posto in recipienti di pelle di capra e conservato alcuni giorni. Trascorsi i 40 giorni le famiglie tornano nella wilaya (provincia) di Dakla o Smara per far posto a un nuovo gruppo, e tutto ricomincia. Nei periodi di grande siccità i pastori e la mandria tornano alla wilaya dove il foraggio e il mangime acquistato con le risorse del progetto permettono la sopravvivenza della mandria e la continuazione del ciclo.

Nel 2009 la Regione ha acquistato 7 dromedari (costo unitario, 800 euro) e mangime per i successivi 12 mesi. Gli animali sono stati identificati con targhette auricolari che riportano la sigla ER (Emilia-Romagna) e una numerazione progressiva.

Nel 2010 sono stati acquistati altri 7 dromedari e, per la prima volta, una settantina di capre, per le famiglie più povere.

Con il progetto 2011 verranno comprati, oltre al mangime, 5 dromedari (costo unitario, 800 euro) e 70 capre (115 euro circa l’una). Queste ultime saranno consegnate nel corso della Sahara Marathon 2011.