Un inizio davvero scoppiettante attende la stagione 2011 del Teatro Gonzaga “I. Ligabue” di Bagnolo in Piano, che da venerdì 21 gennaio riaprirà le scene alle migliori rappresentazioni teatrali nazionali.
Primo spettacolo con l’anno nuovo sarà il turbinio dell’Oblivion Show, cinque cant-attori che sotto la guida di Gioele Dix hanno costruito uno spettacolo scoppiettante, ricco di gag, colpi d’arguzia, citazioni musicali e letterarie, come solo chi è cresciuto a pane e musical può fare. Tecnica vocale e precisione scenica di una compagnia che è cresciuta a pane e musical. Gli Oblivion utilizzano almeno un secolo di materiale musicale italiano servendosi delle canzoni come di un alfabeto privato, per montare, intrecciare, deformare, riciclare in modo da costruire uno scintillante palinsesto canoro, al tempo stesso omaggio ai grandi e sberleffo ai meno grandi, in cui si raggiunge un miracoloso equilibrio tra citazione e creatività, tra umorismo e commozione. Cercateli su youtube per avere un assaggio della loro ineguagliabile comicità!
A seguire, il 22 febbraio, in occasione dei 150 anni Unità d’Italia, dal romanzo di Antonio Tabucchi Piazza d’Italia sarà messo in scena, con la regia di Marco Baliani. Il romanzo è la storia di un borgo dell’alta Toscana e dei suoi abitanti nell’arco storico che va dall’unità d’Italia ai primi anni sessanta. Le vicende vengono narrate attraverso la vita di una famiglia di fede garibaldina seguendo, come nello stendersi di un albero genealogico, il succedersi delle generazioni, gli intrecci con la vita del paese e dei suoi abitanti ma anche con la più grande Storia italiana. Un viaggio nella storia d’Italia, tra personaggi reali, voci e cori per una vicenda che è storia e memoria della nazione intera.
OBLIVION SHOW regia di Gioele Dix
gli Oblivion sono Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda, Fabio Vagnarelli
The Blue Apple, Il Rossetti – Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia
Prima di tutto il ritmo e il senso del tempo. Ecco da dove sono partiti i cinque cantattori, bolognesi d’adozione, per costruire sotto la divertita ma rigorosa guida di Gioele Dix uno spettacolo che coinvolge il pubblico e lo travolge con la velocità delle gag, con l’arguzia delle citazioni e dei riferimenti musicali e letterari, con la sensazionale tecnica vocale e precisione scenica di una compagnia che è cresciuta a pane e musical. Gli Oblivion utilizzano almeno un secolo di materiale musicale italiano servendosi delle canzoni come di un alfabeto privato, per montare, intrecciare, deformare, riciclare in modo da costruire uno scintillante palinsesto canoro, al tempo stesso omaggio ai grandi e sberleffo ai meno grandi, in cui si raggiunge un miracoloso equilibrio tra citazione e creatività, tra umorismo e commozione. Il tempo è anche quello della velocità richiesta da Internet, ed ecco l’applauditissima sintesi dei Promessi Sposi in 10 minuti ( oltre 730.000 visualizzazioni su You Tube) un perfetto micro-musical dove Renzo, Lucia,e tutti i personaggi manzoniani prendono vita sulle note dei Beatles, di Umberto Tozzi, Mina, Marco Masini, Modugno, Vecchioni e Morandi, Vasco Rossi e Ivan Graziani, Baglioni e Ornella Vanoni . E non parliamo poi delle tragedie di Shakespeare riassunte in 8 minuti, in un surreale contesto da Porta a Porta che ci racconta molto di più sull’Italia di oggi di quanto non faccia sulla Danimarca di Amleto.
PIAZZA D’ITALIA dal romanzo di Antonio Tabucchi, regia Marco Baliani
con Patrizia Bollini, Daria Deflorian, Gabriele Duma, Simone Faloppa, Renata Mezenov, Mariano Nieddu, Alessio Piazza, Naike Anna Silipo, Alexandre Vella
Teatro Stabile di Roma
Il romanzo è la storia di un borgo dell’alta Toscana e dei suoi abitanti nell’arco storico che va dall’unità d’Italia ai primi anni sessanta. Le vicende vengono narrate attraverso la vita di una famiglia di fede garibaldina seguendo, come nello stendersi di un albero genealogico, il succedersi delle generazioni, gli intrecci con la vita del paese e dei suoi abitanti ma anche con la più grande Storia italiana. (…)
Attori e attrici non saranno solo personaggi definiti ma anche funzioni di una coralità sociale più ampia, entrando ed uscendo dalle scene come frammenti di una continua galleria fotografica. Dal bianco e nero del dagherrotipo alle prime fotografie di famiglia degli anni sessanta, color pastello, scene e costumi insieme alle luci daranno anche il colore di quegli anni, non nella loro realtà temporale, ma nella nostra memoria.