“Solo con l’impegno dei singoli selecontrollori – dichiara Massimo Becchi presidente di Legambiente Reggio Emilia – è possibile evitare ulteriori danni al patrimonio faunistico della nostra provincia, bloccando la caccia ai caprioli che viene per l’appunto effettuata da quei cacciatori abilitati al prelievo selettivo di questa specie”. “Pochi giorni fa la Provincia si è opposta ad una iniziativa autonoma di questo tipo nell’ Ambito Terriotoriale di Caccia 4 in montagna, chiedendo ai cacciatori di effettuare i prelievi come previsto, anche a fronte di una notevole diminuzione degli animali, come testimoniato dal censimento invernale, con un calo da 5.000 circa a 1.000 del numero degli animali, dovuto al prelievo dei maschi in autunno, della malattia che sta colpendo questa specie ormai da anni, da inverni rigidi e dal bracconaggio”.
“Considerato che anche in collina – continua Becchi – si è riscontrato un calo di questi ungulati, seppur non avallato da un censimento invernale, ma supportato da numerose testimoninanze, chiediamo a tutti i selecontrollori che hanno capi da abbattere di asternersi dal farlo, seguendo di fatto le indicazioni degli ATC, che scoraggiano questi abbattimenti per il rischio reale di trovarsi in due anni da un esubero di animali ad una eradicazione in molti distretti territoriali. Solo con il buon volere di tutti è infatti possibile evitare un prelievo selettivo che a questo punto andrebbe a colpire le poche femmine rimaste e i pochi piccoli (le specie che da inizio gennaio sono nel mirino dei fucili), creando uno squilibrio in negativo di questa specie. A questo si aggiungono le condizioni meteo avverse, come la neve di questi ultimissimi giorni, che di certo non agevola gli animali”.
“Questa anomala situazione, che in pochi mesi vede una specie passare da un esubero di animali ad una loro tutela, è l’ennesima riprova – conclude Becchi – che il controllato non può essere il controllore ovvero che, oltre ai problemi del capriolio sopra elencati, i censimenti non sono affidabili. Non possono essere fatti dai cacciatori per i cacciatori. Questa evidente incongruenza ci ha sempre spinto a tenerci alla larga da questi rilevamenti: Legambiene con le sue Guardie Ecologiche può contribuire a questo, ma a patto di avere zone ben definite, ampie e in cui siano effettuati solo da noi, senza l’ausilio di altre associazioni e dei cacciatori. Solo in questo modo ha senso che un’associazione ambientalista possa investire le proprie risorse umane a favore del patrimonio faunistico locale.
Non ultimo resta il problema dei controlli: di fronte a quanto sta accadendo continua infatti l’ostruzionismo del comandante dei vigili provinciali Alessandro Merlo, nonché responsabile dell’ufficio Caccia della Provincia, che nonostante le nostre Guardie Ecologiche abbiano una convenzione in essere con la Provincia e siano organo di controllo sulla caccia frappone richieste scritte e formalismi degni del dottor azzeccagarbugli di manzoniana memoria, indubbiamente senza rendersi conto che siamo volontari e se ci serve anche solo banalmente l’elenco dei centri di raccolta e misurazione dei caprioli abbattuti, non possiamo spettare settimane”.