“Un aumento di capitale sociale, tra l’altro contenuto come questo, è un’operazione normale e legittima, ma Hera non è una società come le altre, per me è un mostro giuridico e politico, perché è un’azienda partecipata da enti pubblici, che fornisce servizi pubblici ma non è di proprietà pubblica”. Lo ha affermato ieri, lunedì 24 gennaio, in Consiglio comunale Vittorio Ballestrazzi (Modenacinquestelle.it), aprendo il dibattito che ha preceduto l’approvazione delle proposte di modifica allo statuto sociale di Hera Spa, su cui il 27 gennaio si esprimerà l’assemblea degli azionisti. Ballestrazzi ha poi aggiunto: “Il capitale sociale di Hera è di un miliardo e duecento milioni; mi chiedo perché aumentarlo, se non per diluire ancora di più la partecipazione pubblica”.
La consigliera Eugenia Rossi dell’Idv si è detta “d’accordo con le modifiche statutarie obbligatorie”, ma ha espresso dubbi “sul calo di capitale pubblico”. Inoltre, ha spiegato: “Avremmo voluto più garanzie attraverso una serie di documenti accessori riguardanti, ad esempio, il piano di riqualificazione e degli investimenti, le energie rinnovabili e una chiara autoregolamentazione che stabilisca il ruolo prioritario del servizio all’utenza”. Rossi ha infine evidenziato i problemi sulle bollette e sul controllo dei contatori concludendo: “Per me è difficile fare un ennesimo atto di fiducia nei confronti di Hera”.
Per il Pd, Giuliana Urbelli ha sottolineato che “la maggioranza pubblica, il pacchetto azionario di controllo, non viene in alcun modo messo in discussione, a garanzia del pieno controllo della società da parte degli enti pubblici”. Inoltre, ha chiarito che “i proventi derivati dall’immissione delle obbligazioni saranno utilizzati per finanziare l’attività d’impresa, quindi l’operazione è finalizzata al rafforzamento patrimoniale della società, destinato allo sviluppo del piano industriale. Inoltre, dal punto di vista economico le obbligazioni avranno una cedola semestrale a tasso fisso pari all’1,76%, quindi il prestito porta a Hera un finanziamento molto rilevante a un prezzo estremamente contenuto”. Aspetti rimarcati in sede di dichiarazione di voto anche dal consigliere Salvatore Cotrino, che ha ricordato come “gli 80 milioni provenienti dal prestito obbligazionario concorreranno a finanziare il piano industriale di Hera che ammonta complessivamente a circa 400 milioni di euro e punta ad alcuni settori strategici”. Il consigliere ha infine sottolineato la disponibilità del vicepresidente di Hera, Giorgio Razzoli, ad illustrare in Commissione consiliare il piano industriale.
Non condivide, invece, il ricorso all’indebitamento il consigliere di Mpa Sergio Celloni che ha commentato: “Credo ci sia piuttosto bisogno di riqualificazione e ridistribuzione del capitale, poiché mi sembra di capire che anche la parte di azionariato privato non guadagnerà dall’operazione”. Il consigliere ha parlato anche di “conflitto di interesse”, riferendosi alla partecipazione dell’amministrazione pubblica alla società e, come già aveva fatto Ballestrazzi, si è detto favorevole ad una società completamente pubblica.
Durante le dichiarazioni di voto, ha espresso “forti perplessità” il capogruppo del Pdl, Adolfo Morandi: “L’operazione porterà grandi vantaggi a chi ha sottoscritto le obbligazioni, perché nel momento in cui si trasformerà il prestito in azioni, quei titoli avranno un rendimento nettamente superiore, almeno triplicato. Praticamente si vendono le azioni di Hera a 1,6 euro, mentre il loro prezzo, secondo le stime, è ancora oggi di 2,485 euro”. E ha concluso: “La società è controllata dalla mano pubblica che è però succube del mercato borsistico finalizzato alla massimizzazione delle azioni, quindi si è perso il senso della misura”.