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Anno giudiziario al via. Csm: basta processi in tv o piazza


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(Adnkronos/Ign) – Si inaugura l’anno giudiziario nelle Corti d’Appello dei 26 distretti d’Italia. Dalla sede di Torino interviene il vicepresidente del Csm, Michele Vietti sottolineando che “una sede processuale non può essere sostituita da altre sedi a propria scelta che sia mediatica o di piazza”. E precisa: “La giustizia è amministrata dai giudici e alla loro funzione si deve rispetto, un rispetto talora troppo trascurato”.

L’attività della magistratura “non sottende disegni eversivi” ma svolge “un’opera silente e perciò merita la stima e la merita anche da chi è egualmente per posizione servitore dello Stato”. Se nelle parole di Vietti il caso Ruby resta implicito, chiara è la critica che il procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, rivolge al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, dopo il suo ultimo videomessaggio con l’attacco ai pm e annunciate manifestazioni di piazza “contro giudici ‘politicizzati'”. Così, dice Caselli, “la misura è colma”. E “non la misura della nostra pazienza” ma avverte “vicina al livello di guardia è la misura della compatibilità con le regole di convivenza istituzionale proprie di un sistema democratico”.

Duro attacco nei confronti del premier (pur non citandolo direttamente) anche dal Procuratore Generale della Corte d’Appello di Venezia, Pietro Calogero, che ritiene i suoi “comportamenti oggettivamente lesivi degli organi dello Stato”. Nel corso della cerimonia inaugurale a Milano viene diffuso il messaggio degli avvocati della Camera penale di Milano. “Ancora una volta – scrivono i penalisti milanesi – l’inaugurazione si terrà in un contesto sociale e politico attraversato da forti tensioni che dispiegano, spesso in modo improprio, le loro energie nell’ambito giudiziario. La giustizia come teatro di uno scontro che non accenna a sedarsi, come vero e proprio campo di una battaglia che da quasi vent’anni, di fatto, paralizza ogni iniziativa di riforma”. Anche per questo “vorremmo che finalmente non si annunciassero più le riforme, così strumentalizzando la loro ormai imprescindibile necessità, con finalità punitive e vorremmo anche si affermasse l’idea che magistrati ed avvocati non sono l’espressione della contrapposizione tra interesse pubblico e interesse privato ma momenti distinti dell’unitaria funzione nel rendere giustizia”.Insomma, il messaggio corale è una evidente sofferenza nell’amministrare la giustizia a seguito di attacchi continui. Tanto che anche Giorgio Santacroce, presidente della Corte d’Appello di Roma, non manca di evidenziarlo chiaramente nel suo discorso.

“Nel delicato compito di amministrare la giustizia in questo Paese c’è un profondo disagio che pervade i magistrati. E ciò per le condizioni tutt’altro che ottimali in cui si svolge il loro lavoro, ma soprattutto per il tenore e l’inusuale provenienza degli attacchi che subiscono con sempre maggior frequenza e che vanno al di là della critiche dei provvedimenti giudiziari e del modo di lavorare, assumendo in crescendo toni gratuitamente denigratori”. L’invito dei giudici è anche quello di operare sull’indispensabile e urgente riforma della giustizia. Tra i temi al centro del discorso di Vincenzo Oliveti, presidente della Corte d’Appello di Palermo, convinto che “se ciascuno di noi fosse chiamato a scegliere tra la riforma della giustizia e una delle tante altre riforme delle quali il Paese ha bisogno, privilegerebbe tra le prime emergenze proprio quella della giustizia”, divenuta “imperiosa e non più rinviabile”. Indispensabile anche per “restituire ai cittadini la fiducia nelle istituzioni”. E la crisi della giustizia, secondo Oliveti, non si risolve insultando i giudici. “Nell’ultimo anno c’è stato un crescendo di insulti e di gravissimi attacchi all’indipendente esercizio della funzione giudiziaria – dice -, ampliati da inusitato clamore mediatico”. Il meccanismo del sistema giudiziario continua ad essere lento, lamentano i magistrati. E se tra le cause principali vengono elencate carenza di organico e fondi, l’auspicio è che questo sistema non venga “ancora mortificato da tagli di natura finanziaria”.

 Ad evidenziarlo è il presidente della Corte d’Appello di Firenze, Fabio Massimo Drago. ”C’e da augurarsi che lo slancio costruttivo al quale è stata fino ad oggi informata l’azione del Ministero nel settore, non venga ancora mortificato da tagli di natura finanziaria che, incomprensibilmente, rallentano ancora il già difficile percorso verso lo snellimento e la modernizzazione delle strutture della giustizia”.