In Emilia-Romagna, fino ad oggi, non è mai esistita una vera strategia energetica. Il Piano energetico 2011-2013 non risolve i problemi, semplicemente li elenca. L’Emilia-Romagna importa circa il 70% dell’energia che consuma, Siamo vulnerabili sul piano geopolitico ed economico. Paghiamo la corrente elettrica il 30% in più rispetto agli altri paesi europei.
Le fonti rinnovabili, attualmente, sono in grado di garantire un approvvigionamento sotto il 5%. I costi sono elevati, E fra un quindicina d’anni, dovremo risolvere il problema dello smaltimento delle migliaia di mq di pannelli fotovoltaici che nel frattempo esauriranno la loro funzione.
Manca innovazione e la ricerca non viene adeguatamente finanziata a differenza di quello che avviene in Lombardia. La regione governata da Formigoni ha stipulato un accordo con il ministero dell’Istruzione per favorire l’assunzione dei ricercatori nelle aziende private con forti agevolazioni fiscali.
Mentre la Lombardia dice sì a tutte le forme energetiche, l’Emilia-Romagna approva un Piano energetico regionale che non affronta il tema del nucleare e dell’idroelettrico. Il progetto della diga di Vetto è bloccato da anni. Le proposte di una centrale atomica sul Po o nell’Adriatico non vengono neppure prese in considerazione.
Errani, escludendo per convenienza politica immediata, la produzione di energia elettro-nucleare di nuova generazione e ostacolando la produzione di quella idroelettrica costringe i cittadini a spendere di più per pagare la bolletta dell’energia. A Bologna, in zona Montecuccolino, era presente uno dei laboratori di ricerca energetica più avanzati d’Europa. La sinistra ha deciso di smantellarlo, continuiamo a perdere terreno in un settore vitale per l’economia e lo sviluppo del nostro territorio. Seguendo questa strada non siamo in grado di ridurre le emissioni di CO2, ricordiamoci che l’Emilia è la regione più inquinata d’Italia e ciò provoca malattie, tumori e maggior spese sanitarie.
L’idroelettrico e il nucleare pulito di nuova generazione rappresentano, attualmente, una soluzione plausibile per la salute e l’ambiente.
Una terza via, in attesa del nucleare, è quella di sviluppare gli impianti a biogas e biomassa, ma nemmeno in questo settore la regione riesce a trovare soluzioni. Una soluzione di questo tipo consentirebbe il recupero di energia termica e di gas, altrimenti dispersi nell’ambiente.
(Fabio Filippi)