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Settimo Rapporto UniCredit sulle Piccole Imprese Reggio Emilia

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E’ nell’internazionalizzazione, specie nelle esportazioni e nella scoperta di nuovi mercati, che consiste la grande opportunità che le piccole imprese di Reggio Emilia possono e devono cogliere per rilanciare l’economia del territorio. Questo il principale risultato del Settimo Rapporto sulle Piccole Imprese di UniCredit, i cui dettagli locali sono stati presentati oggi a Reggio Emilia da Stefano Rossetti, Responsabile del Network Famiglie e Pmi dell’Emilia Romagna.

L’indagine approfondisce inoltre tematiche relative alle aspettative dei piccoli imprenditori del territorio e fornisce indicazioni circa le azioni da sviluppare per avere successo sui mercati internazionali, sia nell’esercizio dell’attività di impresa sia nel rapporto con banche e istituzioni.

Effetti del processo di internazionalizzazione sulle Piccole Imprese

In un contesto economico generale caratterizzato da una domanda interna che stenta a ripartire sia sul versante privato che su quello pubblico, l’export appare oggi l’unica vera strategia che le piccole imprese di Reggio Emilia hanno per uscire dalla crisi e attuare nuove politiche di crescita. Secondo i risultati del Rapporto, tra le piccole imprese locali, è diffusa l’opinione che il processo di internazionalizzazione abbia risvolti positivi per il sistema microimprenditoriale locale.

In particolar modo gli imprenditori dell’area reggiana intervistati segnalano, come conseguenza positiva dei processi di internazionalizzazione, una maggiore tendenza all’aggregazione tra piccole imprese (38,8%): il dato provinciale, ampiamente superiore a quello regionale e a quello nazionale, indica che le imprese locali hanno percepito l’importanza di una crescita dimensionale funzionale alla penetrazione sui mercati esteri.

Allo stato attuale si registra tuttavia come, per tre piccole aziende su quattro, l’area in cui si sviluppa il business raramente supera i confini provinciali e regionali (ciò vale sia a livello provinciale che regionale).

Fiducia dei Piccoli Imprenditori di Reggio Emilia

Per quanto riguarda la fiducia dei piccoli imprenditori di Reggio Emilia, rilevata tra giugno e settembre 2010 e relativa ai futuri 12 mesi, si conferma il perdurare di una situazione di incertezza. Per le piccole imprese reggiane le aspettative per il futuro prossimo sono in linea (indice di fiducia pari a 101) rispetto a quelle rilevate a livello regionale (101) e inferiori a quello nazionale (104). Rispetto alla rilevazione effettuata l’anno scorso, il dato non ha registrato variazioni.

Viceversa sono proprio le piccole imprese più internazionalizzate ad esprimere livelli maggiori di fiducia per il futuro: in Emilia Romagna, infatti, l’indice di fiducia delle microaziende attive sui mercati esteri supera di 8 punti quello delle altre (108 vs 100). Questo dato testimonia come per le piccole imprese del territorio la proiezione sui mercati internazionali non rappresenti più solo un’opzione, ma una vera e propria necessità.

Cosa fare per avere successo sui mercati internazionali?

Il Rapporto individua alcuni aspetti su cui le imprese che intendono intraprendere percorsi di internazionalizzazione possono puntare:

– una maggiore focalizzazione sul made in Italy, inteso come attenzione agli aspetti qualitativi del prodotto, unito a un rinnovato focus sulle strategie aziendali; a Reggio Emilia e provincia già si ravvedono le prime avvisaglie di tale processo di rinnovamento: l’indagine ha infatti registrato un upgrading qualitativo (maggiore qualità e contenuto tecnologico dei beni/servizi offerti) e strategico (ampliamento gamma beni/servizi offerti, politiche di marketing, aumento patrimoniale) superiore a quanto rilevato in ambito regionale.

– ricerca di nuovi sbocchi commerciali: occorre abbandonare logiche monomercato e aumentare la presenza sui mercati emergenti ad alto potenziale di crescita, compresi quelli geograficamente vicini come i Paesi dell’Est Europa;

– superamento dei vincoli dimensionali: per ovviare ai vincoli posti dalla piccola dimensione emerge un invito a dare vita a reti di imprese, necessarie a far massa critica e consolidare il posizionamento competitivo sui mercati internazionali. In tutta la provincia, infatti, si nota ad oggi una scarsa propensione delle imprese a collaborare tra loro (oltre il 50% degli intervistati dichiara di non avere avviato alcuna forma di collaborazione con altre imprese della zona).

Tra le forme di collaborazione più idonee per superare i vincoli dimensionali si segnalano le reti di impresa e le filiere globali, forme aggregative che consentono anche a realtà di piccole dimensioni di affacciarsi più facilmente sui mercati esteri.

Il ruolo della banca e delle istituzioni

I risultati dell’indagine confermano l’importanza di un rapporto stabile con la banca, specie se internazionalizzata, in un’ottica di reciproca trasparenza e informazione. Dal canto suo, la banca deve offrire prodotti e servizi mirati, per ridurre i costi fissi associati ai processi di internazionalizzazione. In particolare, per il 54,4% delle imprese di Reggio Emilia interpellate risulta prioritario che la banca di riferimento possa contare su una rete sportelli capillarmente diffusa sul territorio e, al tempo stesso, per il 36,9% del campione, caratterizzata da una presenza diffusa a livello internazionale.

Per quanto riguarda le altre istituzioni, particolare importanza viene attribuita alle associazioni di categoria e al ruolo di supporto all’internazionalizzazione delle piccole imprese che esse possono svolgere.

Più della metà delle associazioni di categoria interpellate nell’ambito del questionario ha tra gli associati piccole imprese che si sono rivolte a loro per avviare il processo di internazionalizzazione. Circa i servizi forniti agli associati, si va dal sostegno nella partecipazione a fiere di settore all’estero (74,7%) all’orientamento nella ricerca del partner finanziario (56,8%) senza trascurare il sostegno nella valutazione delle opportunità commerciali (52,6%) e nella ricerca delle rispettive controparti (51,6%).

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Sono stati selezionati 7 argomenti chiave per calcolare la fiducia degli imprenditori, in conformità ai criteri adottati nello “Small Business Index” di Gallup e Wells Fargo. Quattordici domande inerenti l’andamento negli ultimi 12 mesi e la previsione prospettica dei prossimi 12 mesi della situazione economica del Paese, dell’andamento del rispettivo settore di appartenenza, della crescita dei ricavi dell’azienda, dell’evoluzione dei tempi di incasso, dell’andamento degli investimenti per rinnovare e far crescere l’azienda, della disponibilità di finanziamenti, dell’evoluzione dell’occupazione. A queste 14 domande sono state offerte risposte multiple a 5 uscite con graduazioni dal “molto negativo” al “molto positivo” (passando attraverso il “negativo”, “neutro” e “positivo”). Per ogni domanda è stata calcolata la percentuale di risposte positive, cui è stata sottratta la percentuale di risposte negative. Per calcolare l’indice di fiducia sintetico, è stata calcolata la media dei 14 numeri così ottenuti ed il risultato è stato sommato a 100, in linea con quanto calcola l’ISAE per la fiducia dei consumatori.