La nuova governance europea è in ritardo: probabilmente “abbiamo creduto che la moneta unica bastasse, ma ora siamo a metà del guado”. Lo ha detto il deputato Pd Maino Marchi ieri nel corso dell’incontro – moderato dalla giornalista Liviana Iotti – che all’hotel Astoria ha messo a fuoco i rapporti tra la riforma della governance economica europea e le ricadute sull’economia e la finanza pubblica italiane.
Marchi, segretario della commissione Bilancio, ha insistito sul bisogno di una maggiore integrazione delle politiche economiche e fiscali. E in riferimento ai fatti che stanno insanguinando il nord africa, il deputato Pd ha aggiunto: “Queste vicende, che hanno ripercussioni gravi anche sulla nostra economia, ci insegnano che occorre un governo globale. Serve un ruolo dell’ONU. Ci arriveremo quando nell’organizzazione mondiale del commercio si individuino standard obbligatori per la produzione anche sui fattori ambientali e dei diritti”.
Per l’europarlamentare Salvatore Caronna “siamo ad un bivio: o si realizza quel processo che è partito in modo visionario nel dopoguerra, di un’Europa che diventa un soggetto politico unitario forte, o il rischio è un processo regressivo. Ci sarebbe bisogno di maggiore consapevolezza da parte dell’opinione pubblica e di un Governo che sia in grado di difendere gli interessi del Paese attraverso una politica di integrazione europea. Siamo passati da Mitterand e Kohl a Merkel e Sarkozy, che hanno una visione più gretta del processo di integrazione europea e crescono – ha aggiunto Caronna – forze nazionaliste, xenofobe, antieuropeiste”. Abbiamo privilegiato il sistema comunitario, mentre oggi serve un governo politico del’Europa. Chi avrebbe previsto che in poche settimane l’intera Africa settentrionale sarebbe stata destabilizzata? Davanti a questa accelerazione della storia l’Europa è in ritardo. Se non avremo la capacità di fare il salto… il grande rammarico di un Italiano deve essere che noi in epoche passate abbiamo saputo giocare un ruolo. A parte Draghi – se va in porto – abbiamo perso prestigio a livello internazionale. Noi nel corso di questi ultimi anni abbiamo invece avuto una politica schizofrenica. E a, partire dalla Lega, abbiamo perso la possibilità di incidere.
Stefano Landi, il presidente degli industriali di Reggio Emilia ha posto l’accento su “crescita e occupazione”, che devono essere “priorità per l’Unione Europea”, che soffre di una crescita lenta. E’ necessario “togliere vincoli burocratici e fiscali allo sviluppo”. Servono politiche comuni sui bilanci, “sulle infrastrutture, sulle energie”. A questo proposito Landi ha insistito sul fatto che “Occorre chiarezza sulla sicurezza del nucleare entro il 2011 ed evitare le bolle speculative sugli incentivi per le energie rinnovabili”. Il presidente di Confindustria ha poi sollecitato l’importanza di puntare sulla ricerca “con il credito d’imposta” e sul costo del lavoro “che non deve incidere sull’imponibile IRAP”.