A Castel San Pietro Terme (Bo), alcuni mesi fa, un paziente affetto da alzheimer sarebbe giunto alla fase della mancata deglutizione dei liquidi per il ritardo con cui sarebbe stato sottoposto ad una visita propedeutica all’erogazione gratuita di un addensante AM250, utile a mantenere idratato ed in vita il malato impossibilitato ad assumere liquidi.
E’ quanto afferma in un’interrogazione il consigliere regionale Alberto Vecchi (PDL), specificando che il medico curante del paziente, accudito presso la propria abitazione, avrebbe prenotato “immediatamente” una visita urgente a domicilio da parte del fisiatra dell’Ausl di Imola per consentire che si risolvesse immediatamente il problema dell’assunzione dell’addensante, poiché, in caso contrario, la situazione sarebbe potuta precipitare fino al decesso del malato.
Il fisiatra, tuttavia, si sarebbe presentato “ben 17 giorni dopo la richiesta” e avrebbe demandato la decisione al logopedista, la persona competente alla certificazione del diritto ad ottenere la sostanza a titolo gratuito.
Anche se la visita del logopedista era stata segnalata come “sollecita”, sarebbero occorsi altri 7 giorni perché quest’ultimo si recasse al domicilio del paziente.
Dal momento in cui si è manifestato il problema al momento del nulla osta alla fornitura gratuita dell’addensante – scrive Vecchi – sarebbero quindi trascorsi 30 giorni, periodo in cui i famigliari avrebbero dovuto acquistare il prodotto pagando direttamente almeno 270 euro, cifra che sarebbe andata a pesare su un bilancio famigliare già provato dalla malattia del congiunto.
La famiglia, in attesa della fornitura gratuita, avrebbe tuttavia rimediato alla situazione reperendo un prodotto commerciale, addensante per sughi e altro cibo, con la medesima composisiozne dell’addensante AM250, del costo di 0,87 euro al barattolo.
Rimane comunque il problema – evidenzia il consigliere – del ritardo di 30 giorni da parte dell’Ausl per intervenire in una situazione di “estrema emergenza”, per cui chiede alla Giunta regionale per quali motivi non ci sia stata un’immediata presa in carico del problema e perché ancora oggi non sia possibile reperire il prodotto in questione in una normale farmacia, ma, per procurarselo, occorra recarsi ogni volta presso il presidio ospedaliero di Imola, con aggravio dei costi e dei tempi per gli utenti.