“Modena non è in svendita, così come non lo devono essere le sue eccellenze. Tra queste, vi è la Fiera, anche se l’ente – evidentemente – sta attraversando un momento di forte appannamento”. Lo afferma in una nota il Vice Presidente Provinciale del PDL Enrico Aimi. “Lungi da noi voler entrare nel merito delle affermazioni contrastanti emerse nelle ultime ore tra Provincia e Giunta Comunale, Istituzioni da cui emergono posizioni l’una l’esatto contrario dell’altra: considerato che le divisioni su tutto nella sinistra non sono una novità, non ci stupiamo più di tanto. L’aspetto centrale, a nostro avviso, cammina invece su un doppio binario. Da una parte la necessità di non prendere nemmeno in considerazione l’ipotesi di (s)vendere la struttura Fiera o una parte di essa; dall’altra l’evidente assenza di una chiara strategia per il rilancio. Già lo scorso novembre era arrivata l’onta della bacchettata (bolognese) sulle dita delle amministrazioni modenesi da parte di Fabio Roversi Monaco che aveva invitato “il sistema Modena ad impegnarsi di più”. Di fatto aveva suonato la sveglia. In quell’occasione fu immediata la replica del primo cittadino modenese che aveva testualmente dichiarato agli organi d’informazione che “attraverso le proprie istituzioni Modena lavora da tempo per il rilancio della sua fiera”.
Evidentemente i risultati sperati stanno tardando ad arrivare. Così come le iniziative per il rilancio. Da tempi non sospetti – ha poi osservato il Consigliere Regionale pidiellino – abbiamo posto l’accento sul vulnus presente in termini di pianificazione per ciò che attiene il marketing territoriale modenese, caratterizzato ormai da tempo da un certo lassismo particolarmente dannoso. Troppe volte, ahinoi, la nostra realtà, con le sue strutture e i suoi apparati, si è appollaiata sugli allori, vivendo di luce riflessa. Ora non possiamo più permettercelo: spesso si sentono citare, in particolare da chi amministra la città, termini roboanti quali rilancio, sviluppo, sinergia. Tuttavia, alla prova dei fatti, il risultato è pressoché inesistente, anzi. Per ora, tanto per cambiare, solo chiacchiere. Modena – ha sottolineato ancora Aimi – non è una semplice eccellenza, ma un insieme di tante eccellenze. A questo punto, basta pacche sulle spalle: è ora di dare il via ad un progetto di grande respiro. Magari prendendo in considerazione il coinvolgimento di nuovi soggetti privati che, anche in cordata, potrebbero dare il loro apporto all’ente fieristico. Il nostro tessuto non può infatti permettersi di navigare a vista senza l’ombra di una chiara strategia di rilancio che tenga conto delle peculiarità del nostro sistema e del suo indotto. Modena è anche un marchio, riconosciuto a livello mondiale, ma che necessità con urgenza di una promozione più incisiva, di una nuova fase, come direbbero gli economisti più ascoltati, di brand consolidation. Diversamente – ha concluso Aimi – si rischia di rimanere, diciamo noi, irrimediabilmente impantanati. E, peggio ancora, di perdere l’occasione e il momento per iniziare la risalita dopo aver grattato il fondo del barile”.