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“West” mercoledi 9 e giovedi 10 marzo ai Teatri di Vita di Bologna

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Una notevole interpretazione quella di Francesca Mazza in questo spettacolo, con il quale ha vinto il Premio Ubu come miglior attrice protagonista. Parliamo di “West”, l’estremo dei punti cardinali della storia del “Mago di Oz”, da alcuni anni terreno di ricerca di una delle compagnie più originali nella sperimentazione di nuove forme teatrali, Fanny & Alexander. “West” sarà mercoledi 9 e giovedi 10 marzo a Teatri di Vita (via Emilia Ponente 485, Bologna; ore 21; infoline: 051.566330, www.teatridivita.it). Lo spettacolo è ideato da Luigi de Angelis (che firma anche regia, spazio scenico e luci) e Chiara Lagani (drammaturgia, e costumi con Sofia Vannini), i testi sono di Chiara Lagani e Francesca Mazza; il dj-set è di Mirto Baliani; produzione Fanny & Alexander e Festival delle Colline Torinesi.

Mercoledi 9 marzo, subito dopo lo spettacolo è previsto un incontro con Luigi de Angelis, Chiara Lagani e Francesca Mazza, condotto da Stefano Casi, a proposito dello spettacolo e del libro di recente pubblicazione “O/Z Atlante di un viaggio teatrale” (Ubulibri), vero e proprio atlante di viaggio nel mondo del Mago di Oz indagato per anni dalla compagnia in diversi spettacoli e performance.

Nell’ennesima tappa di Fanny & Alexander nell’universo fiabesco del Mago di Oz, dal titolo “West”, lo spettatore è “imprigionato” assieme a Dorothy da una strana forma di incantesimo. Il lavoro, incentrato sulle tecniche della manipolazione sottile del linguaggio pubblicitario, interseca motivi mitici a motivi legati alla contemporaneità, alla cronaca e ai grandi emblemi dell’occidente. Lo spettatore è qui un consumatore, oggetto di stimoli continui, soggetto alle trame sottili di una persuasione occulta ai suoi danni continuamente perpetrata, prigioniero e allo stesso tempo potenziale scardinatore della gabbia in cui è stato calato: scendere vigilmente nel pozzo profondo in cui precipita la truccatura della “strega”, le sofisticate tecniche della comunicazione massmediatica, vuol dire assumersi l’impresa della risalita, e al contempo il rischio del non ritorno.

Una parabola contradditoria, una metafora dell’immaginario contemporaneo e delle sue derive, del potere che le immagini hanno su di noi. Sullo sfondo l’Occidente e i suoi simboli, e il corpo martoriato eppure incredibilmente “normale” della nostra società.