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Carpi: i ragazzi del Meucci a confronto con gli alcolisti


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“E’ vero che si diventa cattivi e violenti con i propri familiari? Io in casa ho mio nonno che è un alcolista e tutta la famiglia gli stava lontano perché era cattivo con tutti fino a quando non è stato operato d’urgenza”. “Mio padre ha vissuto questa situazione è non è stato facile”. “Fino a che punto bisogna arrivare prima di accorgersi di essere diventati davvero alcolisti?”.

Sono “messaggi in bottiglia” affidati dai ragazzi del Meucci di Carpi agli operatori del Alanon (associazione che riunisce i familiari degli alcolisti) che nei giorni scorsi sono stati a scuola per parlare della realtà e dei rischi connessi all’abuso di alcol. Un incontro vivo e toccante (in cui hanno preso la parola anche alcuni ex alcolisti e i loro familiari) al quale hanno partecipato tutte le classi seconde che si inserisce nel progetto di prevenzione promosso dall’”Associazione italiana giovani vittime della strada” che da anni porta avanti iniziative per mettere di fronte i giovani ai rischi che spesso affrontano con leggerezza.

Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte tra i giovani e l’abuso di alcol e di sostanze stupefacenti è alla radice di tanti, troppi schianti. Per questo nell’incontro i giovani hanno toccato con mano, nella diretta testimonianza di chi li ha vissuti, i devastanti effetti che l’alcol può produrre sull’organismo. Un camionista ha raccontato come la sua vita sia stata distrutta da un incidente che ha avuto dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo. L’incontro ha toccato un nervo scoperto dato che le statistiche parlano di un consumo sempre maggiore e in età sempre più bassa.

Poi gli operatori hanno lasciato la parola ai ragazzi chiedendo loro di scrivere biglietti (non firmati) con le loro domande e le loro esperienze. Sono così emerse le storie individuali, le vicende che gli adolescenti affrontano anche all’interno delle famiglie e che purtroppo vivono ogni fine settimana: “C’è stato un sabato sera – racconta una di loro – che sono uscita con il mio moroso e i suoi amici; ci siamo ubriacati tutti allo sfinimento poi ci siamo fermati a parlare con altri amici. Siccome fumo ho chiesto una sigaretta. Invece mi hanno dato una canna con cocaina da fumare. Da tanto ubriaca che ero non me ne sono resa conta di cosa stavo fumando. Io soffro anche di tachicardia e fortunatamente non mi è successo niente, ma il giorno dopo mi sentivo tanto male. Al termine dell’incontro è stato distribuito un questionario ai ragazzi per valutare l’efficacia dell’iniziativa. “Grazie . ha scritto uno di loro – per averci aperto gli occhi”.