Sul luogo di lavoro gli stranieri hanno una percezione del rischio inferiore a quella dei loro colleghi italiani e non hanno paura di contrarre malattie professionali o di infortunarsi seriamente. Eppure, nonostante siano giovani, il 20 per cento di essi ha già subìto un infortunio sul lavoro e il rapporto Inail 2008 segnala un incremento del 2,9 per cento degli incidenti occorsi a lavoratori stranieri, provenienti perlopiù da Marocco, Romania, Albania e Tunisia. Del tema si è parlato oggi in un convegno organizzato dalla Filca-Cisl, il sindacato dei lavoratori edili, nell’ambito della Settimana d’azione contro il razzismo (14-21 marzo 2011) promossa dall’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali che opera nell’ambito del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio. «Vent’anni fa a Modena gli stranieri occupati nell’edilizia erano meno di cinquanta; oggi sono 4.600 e rappresentano oltre il 40 per cento del totale degli addetti. Se aggiungiamo i circa mille lavoratori autonomi o con partita Iva e i 7-800 immigrati che lavorano nei settori collegati all’edilizia (legno, lapidei e manufatti in cemento), possiamo calcolare che nelle costruzioni e affini lavorano 6.500 persone di nazionalità straniera – ha ricordato il segretario provinciale della Filca-Cisl, Domenico Chiatto – Se sono sicuri sul luogo di lavoro, gli stranieri sono anche più integrati. Ecco perché è importante fare formazione alla sicurezza per gli immigrati occupati in edilizia Sulla percezione del rischio in lavoratori edili di diverse etnie è stata condotta due anni fa una ricerca che ha coinvolto 250 addetti (140 stranieri e 110 italiani) nelle province di Modena e Bologna. È emerso che i lavoratori edili stranieri non sempre si rendono conto dei rischi che corrono nei cantieri. Ritengono tuttavia che la formazione e l’informazione siano fondamentali per lavorare bene e vedono il capocantiere come la figura di riferimento».
Per essere efficace, la formazione erogata ai lavoratori edili stranieri deve partire innanzitutto dalle difficoltà di comprensione della lingua italiana che gli immigrati incontrano quotidianamente nel posto di lavoro. Da questo punto di vista Modena sta conducendo un’esperienza interessante attraverso la Scuola Edile, ente paritetico (cioè costituito dai sindacati e dalle associazioni imprenditoriali) per la formazione professionale e la sicurezza in edilizia. «Da qualche anno vengono organizzati corsi di alfabetizzazione alla lingua italiana seguendo una modalità innovativa; anziché focalizzarsi sul contenuto, i docenti puntano su come funziona l’apprendimento. In questo modo – continua Chiatto – risulta più facile superare le differenze anche culturali degli allievi e si ottengono risultati sorprendenti. In alcuni corsi i partecipanti hanno dimostrato una ritenzione dei vocaboli in memoria superiore al 90 per cento dei termini presentati. Considerato che nella loro completezza questi corsi hanno voluto somministrare circa 850 termini, compresi i verbi coniugati al presente indicativo, possiamo dirci soddisfatti oltre ogni aspettativa».
Nel convegno è stato sottolineato che fornire ai lavoratori stranieri strumenti idonei a prevenire i rischi sul lavoro significa metterli nelle stesse condizioni degli italiani, evitando così che siano discriminati. Ha concluso il segretario nazionale della Filca-Cisl, Riccardo Gentile, richiamando l’attenzione sulla contrattazione che dovrà sempre più spesso ritagliare spazi e diritti contrattuali a favore dei lavoratori stranieri.