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Arturo UI produzione di Emilia Romagna Teatro debutta domani al Teatro Argentina di Roma


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“Buffa” e mordace , parabola satirica sulla corruzione come volto e corpo del potere, La resistibile ascesa di Arturo Ui racconta la cronaca nera della Berlino degli anni Trenta invasa dalle squadracce naziste, trasferita, per invenzione dell’autore, in una coeva Chicago dove l’industria del commercio dei cavolfiori prospera all’ombra sinistra del gangster Arturo Ui, satirico alias di Adolf Hitler. Scritta tra il 1940 e il ’41 dall’esilio finlandese, pubblicata e messa in scena dopo la morte dello stesso Brecht, l’opera si presenta come una «farsa storica», dato il piglio ironico, salace ed «epico» al contempo con cui ricostruisce la tragicomica epopea di un trust scalcagnato in una città corrotta, ammiccando alla situazione economica e politica della Germania dello stesso periodo. Umberto Orsini ne è l’assoluto protagonista nel ruolo di Arturo Ui, affiancato da una compagnia giovane e affiatata. Nelle intenzioni di Claudio Longhi, regista colto ed appassionato, nonché docente universitario in Discipline dello spettacolo e saggista, la messa in scena intende assecondare pienamente il registro grottesco del copione. L’incisiva brevità dei singoli “numeri”, la retorica della sopraffazione mafiosa, la serie rocambolesca dei fatti di cronaca narrati e messi alla berlina attraverso la lucida comicità di cui Brecht si serve come arma storico-critica, traducono la parabola in una “rivista” briosa e nitida, caustica ed elegante sul tragico nonsenso del nostro passato. Ne risulta una farsa feroce e violenta sulla tragedia europea del nazismo, sull’intreccio terribile e puntuale di economia e terrore, di gangsterismo politico e consenso di massa.

Nell’affrontare il lavoro su La resistibile ascesa di Arturo Ui (copione scritto nel 1941 e rappresentato per la prima volta nel ’58), – ci dice Claudio Longhi – le coordinate di regia fondamentali mi sono state dettate, in sostanza, dallo stesso Brecht. Nelle sue note a proposito dell’Arturo Ui il grande drammaturgo di Augusta per un verso scrive infatti che il copione «rappresenta un tentativo di spiegare al mondo capitalistico l’ascesa di Hitler trasponendola in circostanze a quel mondo familiari» e per l’altro rileva come «la tragedia, molto più spesso della commedia, prende alla leggera le sofferenze dell’umanità». Da subito, quindi, l’Arturo Ui – impressionante parabola (o forse meglio “rivista”) della salita al potere di Hitler, allegoricamente trasposta nella parallela escalation al comando di un gangster arieggiante Al Capone nella Chicago a cavallo degli anni Venti-Trenta del secolo scorso in mano ai grandi trusters – mi si è presentato come una lucida parodia delle violente (s-)ragioni della borghesia capitalistica di irresistibile (quanto agghiacciante) comicità.