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“I soldi delle mafie in Emilia-Romagna”, a Bologna convegno organizzato dalla Giunta distrettuale dall’Associazione nazionale magistrati con il patrocinio della regione


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“Le istituzioni, gli enti locali, possono fare molto per mantenere l’Emilia-Romagna il più possibile lontana dalle infiltrazioni mafiose. È una partita che si gioca su vari piani e con diversi strumenti: noi vogliamo dare il nostro contributo per rafforzare la nostra capacità di resistenza”. Questo un passaggio dell’intervento della vicepresidente della Regione Simonetta Saliera nel corso del convegno “I soldi delle mafie in Emilia-Romagna. L’infiltrazione della criminalità organizzata e gli strumenti di contrasto” organizzato oggi a Bologna dalla Giunta distrettuale dall’Associazione nazionale magistrati con il patrocinio della Regione.

Saliera ha ricordato il progetto di legge approvato dalla Giunta per l’“attuazione coordinata delle politiche regionali a favore della prevenzione del crimine organizzato e mafioso, nonché per la promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile” e la nuova disciplina sugli appalti che, tra l’altro, consente di realizzare un sistema per rilevare immediatamente eventuali anomalie (legge 11 del novembre 2010). “Ci rivolgiamo all’intero corpo sociale della Regione e sosterremo progetti di intervento preventivo con i Comuni, la Magistratura, le Forze dell’ordine, le associazioni che operano nel settore (come Libera e Avviso Pubblico), le associazioni di categoria imprenditoriali e dei lavoratori e il mondo scolastico e universitario”, ha aggiunto Saliera. Il tutto “per rafforzare le barriere e gli anticorpi dei cittadini del nostro territorio al crimine mafioso e organizzato”.

“Il territorio dell’Emilia-Romagna, così ricco di imprese, rappresenta un territorio fertile per il riciclaggio dei proventi degli illeciti altrove realizzati dalle organizzazioni mafiose – ha sottolineato il presidente della Giunta distrettuale dell’Anm Pier Luigi Di Bari – e una recentissima indagine ha messo in luce collegamenti tra i problemi di liquidità determinati per operatori commerciali dalla crisi economica, i prestiti usurari e forme di estorsione. In Emilia-Romagna non siamo ancora alla ‘colonizzazione’ ma per non arrivarci occorre muoversi in tempo e farlo in rete. La repressione da sola non basta a contrastare il fenomeno. Occorre puntare, come si sta facendo, su azioni di prevenzione, ai vari livelli, con buone prassi amministrative e progetti di crescita e sensibilizzazione che puntino sulla legalità”.