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Da Lampedusa al reggiano con pistola e katana


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Due tunisini sbarcati a Lampedusa il 29 marzo e il 6 aprile, e un loro connazionale gia’ ricercato in Italia perche’ deve scontare una pena di sei mesi e 15 giorni di reclusione, sono stati arrestati ieri dalla polizia di Reggio Emilia per detenzione e porto di armi clandestina in concorso. Sull’auto in cui viaggiavano sono state trovate una spada modello ‘Katana’ e una pistola russa clandestina, con il caricatore pieno e 54 pallottole.

Secondo gli inquirenti reggiani, che hanno illustrato in questura l’operazione, i tre potrebbero avere ideato una spedizione punitiva per vendicare il fratello del tunisino gia’ in Italia, ferito a coltellate nei giorni scorsi a Cadelbosco Sopra, un centro a una decina di chilometri da Reggio Emilia.

I tre arrestati sono M.E.H., 26 anni, sbarcato il 29 marzo in Italia; A.M., 21 anni, arrivato a Lampedusa il 6 aprile, e A.B.B., 23 anni, gia’ individuato in passato con 28 nomi falsi, ricercato per una condanna a sei mesi e 15 giorni del tribunale dei minorenni di Bologna.

I tre tunisini sono stati fermati ieri dalla polizia nei pressi dei parcheggi dell’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia. Erano a bordo di un’Audi A3 guidata da A.B.B., regolarmente residente in Italia ma ricercato da un anno. I passeggeri erano invece i due tunisini sbarcati a Lampedusa e fuggiti da un centro di identificazione ed espulsione.

Gli agenti hanno perquisito l’auto e vi hanno rinvenuto una pistola semiautomatica Zastava calibro 6,35 con il caricatore pieno e 54 cartucce, una ‘Katana’ e un paio di scarpe sporche di sangue. Nei giorni scorsi il fratello di A.B.B. e’ stato vittima di un accoltellamento da parte di quattro connazionali, che gli hanno reciso il tendine di una mano a Cadelbosco Sopra.