Con lo slogan “Se ci 6 non resti solo” la Cgil di Modena invita tutti i lavoratori del pubblico e del privato, i giovani e i pensionati ad aderire allo sciopero generale nazionale del 6 maggio. Consistente lo sforzo organizzativo messo in campo in preparazione dello sciopero che a Modena e in Emilia Romagna viene esteso all’intera giornata di lavoro rispetto alle 4 ore a livello nazionale.
Quasi 1.700 le assemblee che si faranno entro i primi giorni di maggio in tutti i luoghi di lavoro e nelle leghe dei pensionati.
Richieste di incontro sono state inoltrate ai 47 Sindaci della provincia e al Presidente della Provincia di Modena, alle segreterie dei partiti politici, a cominciare da quelli di centrosinistra, e al mondo dell’associazionismo. L’obiettivo è presentare le ragioni dello sciopero generale e sollecitare pronunciamenti di adesione e solidarietà.
Cosa chiede la Cgil con lo sciopero del 6 maggio? Un cambio di rotta nelle politiche del Paese, chiudere la stagione degli accordi separati, definire per legge o con accordo regole certe di democrazia e rappresentanza sindacale (in coerenza con l’art.39 della Costituzione), compreso il voto ai lavoratori per decidere sui contratti.
La Cgil chiede giustizia fiscale e difesa del welfare, una riforma che riduca il prelievo sui redditi da lavoro e pensioni e introduca una patrimoniale alla francese, politiche per l’occupazione e per fermare la precarietà, sostegno ai giovani, uno stato sociale forte e sicuro, investimenti nella conoscenza, riforma ed estensione degli ammortizzatori sociali.
“A quattro anni dall’inizio della crisi – afferma il segretario della Cgil di Modena Donato Pivanti – il nostro Paese fatica a rilanciare la crescita a causa delle scelte di politica economica e sociale messe in atto dal Governo. Politiche – prosegue il segretario Cgil – che hanno portato a deprimere la domanda interna e l’occupazione e a scaricare il costo della crisi sul lavoro, pensioni e salari, sui diritti fondamentali delle persone. Gli effetti di tali scelte si traducono in perdita del potere di acquisto di salari e pensioni, aumento della povertà, riduzione della base occupazionale, aumento della precarietà, della disoccupazione e della illegalità economica”.
Ad avviso della Cgil il Governo di centrodestra ha cercato di utilizzare la crisi per assestare un duro colpo ai diritti del lavoro e di cittadinanza e all’assetto democratico del Paese, perseguendo a tal fine la politica della divisione paese, della rottura della coesione sociale e della solidarietà. Bloccare il rinnovo dei contratti nazionali, favorire ed incentivare la pratica degli accordi separati, ridurre il peso ed il ruolo del CCNL, ridurre i diritti dei lavoratori, negare l’esercizio della democrazia sindacale bloccando le elezioni per il rinnovo delle RSU nel pubblico impiego (anche se previste per legge), significa agire in funzione della rottura e della divisione, a partire da quella sindacale.
Significa voler isolare la Cgil, sottrarsi al confronto preventivo con i Sindacati sull’insieme delle questioni di interesse generale (politica industriale, scuola, formazione e ricerca, politiche per il lavoro, la casa, lo sviluppo, welfare, fisco e pensioni, accoglienza e diritti di cittadinanza), ridurre il ruolo dei lavoratori all’interno delle imprese e della società, negare loro l’esercizio del diritto di libera associazione, libertà di scelta e di azione a tutela dei propri interessi. Significa in una parola rifiutare e colpire il dissenso
Per queste ragioni e con questi obiettivi la CGIL chiama i lavoratori allo sciopero, convinta che sia necessario operare per impedire una deriva pericolosa.
(Cgil Modena)