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Terre d’Argine, la Presidente Turci sullo sciopero del 6 maggio

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Noi sindaci dell’Unione delle Terre d’Argine, in relazione allo sciopero generale indetto dalla CGIL per il giorno 6 maggio, nel far proprio l’appello all’unità sindacale del Presidente della Repubblica in occasione della giornata del Primo Maggio, pur non entrando nel merito delle soluzioni proposte da questa importante sigla sindacale, facciamo nostre le preoccupazioni che stanno alla base della proclamazione dello sciopero stesso. In particolare sentiamo forte l’esigenza di esprimere un grande rammarico per la completa assenza di una politica nazionale capace di rilanciare lo sviluppo e la crescita nel nostro Paese, compromettendo i già precari livelli occupazionali e lasciando milioni di giovani in cerca di occupazione o, nella migliore delle situazioni, occupati in lavori precari incapaci di dare un segno di speranza e certezza sul loro futuro.

In tutti questi mesi abbiamo assistito solo a tagli generalizzati e lineari alla spesa sociale, alla scuola e all’università, alla ricerca e alla innovazione, alle risorse destinate alle forze di polizia. Anche gli enti locali, e i Comuni in particolare, sono stati severamente colpiti da tagli drastici che ne hanno compromesso la possibilità di far fronte alla grave emergenza sociale, con l’imposizione di uno scellerato patto di stabilità che impedisce gli investimenti utili alle comunità amministrate e utili alla ripresa dell’economia; con la riduzione dei margini di autonomia e con la quasi totale impossibilità di assumere. Tutto ciò è doppiamente incomprensibile in quanto, proprio nel momento in cui più forte è la pressione alle porte dei comuni e delle famiglie in difficoltà, vengono messi a rischio i livelli essenziali dei nostri servizi, e proprio nel momento in cui sarebbe necessario uno sforzo comune di tutto il Paese per rilanciare l’economia ed intercettare i segnali di crescita che pure in altri paesi si manifestano, enti locali e Comuni che potrebbero domani aprire nuovi cantieri, vengono messi nella condizione di assoluta immobilità.

Da ultimo, ma non certo per importanza, certamente facciamo nostra la preoccupazione per la tenuta dei livelli di partecipazione democratica. Non solo preoccupano le ormai quotidiane tensioni tra diverse istituzioni dello Stato, ma anche l’idea che per uscire dalla crisi sia preferibile restringere gli ambiti di partecipazione democratica dei cittadini e delle loro associazioni. Come primi cittadini e rappresentanti delle comunità locali, riteniamo essere un errore grave frustrare le ansie ed il desiderio di partecipazione democratica di tanti, nella convinzione che da questa crisi si possa uscire solo coinvolgendo in uno sforzo unitario tutte le energie buone del paese, a cominciare dalle organizzazioni sindacali che sono soggetto indispensabile al dibattito democratico del paese.

(Luisa Turci, Presidente Unione delle Terre d’Argine)