Si è svolta questa mattina la cerimonia di intitolazione della piazzetta su via Don Pasquino Borghi a Don Guglielmo Cuoghi, il parroco che guidò la parrocchia di S.Stefano per lungo tempo, dal 1922 al 1966 attraversando quindi la Guerra e la Resistenza. Presenti alla cerimonia i pronipoti, i familiari di Don Cuoghi e Caselli, Primo cittadino di Sassuolo, città natale del parroco.
L’intenzione di dedicare una via alla memoria del canonico risale al 2005, poi sancita dal Consiglio comunale a fine 2009 e ribadita nel corso dell’ultimo consiglio di aprile con la scelta di dedicargli la piazzetta che si affaccia su via Don Pasquino Borghi in centro storico proprio in occasione del 125° anniversario della sua nascita.
“La decisione di dedicare un luogo pubblico a Don Cuoghi è espressione della volontà unanime del consiglio comunale” – ha affermato il Primo Cittadino povigliese, che nel discorso celebrativo ha spiegato le ragioni sulla scelta della piazza: “a Don Cuoghi dedichiamo una piazza che si colloca nel centro del paese, tra la Chiesa e via Don Pasquino Boghi. Una collocazione ideale coerente con il mondo di appartenenza di Don Cuoghi e visibile a tutti”.
Don Gugliemo Cuoghi nacque a Sassuolo il 3 maggio 1886, maturò la propria vocazione a Marola e celebrò la sua prima messa nel 1908 a Sassuolo. Giunse a Poviglio all’età di 27 anni come economo della parrocchia di Enzola per poi dirigere, a partire dal 26 dicembre 1922 la parrocchia di Santo Stefano.
Don Cuoghi guidò i fedeli povigliesi in un momento critico della storia del nostro Paese, attraversato dalla Seconda Guerra Mondiale e dalla Resisteza.
“I povigliesi lo ricordano come un uomo generoso – ha detto il Sindaco Manghi durante la cerimonia -, sempre a mani vuote perchè pronto ad aiutare il suo prossimo come meglio poteva.
Sergio Gabbi, nella biografia dal titolo “Don Guglielmo Cuoghi ” ricorda molti episodi della generosità del Parroco, uno di questi, in particolare, narra che: “nell’aprile 1945, Don Cuoghi si offrì come ostaggio per salvare dalla fucilazione sei giovani povigliesi, catturati dai nazi-fascisti per ritorsione contro l’uccisione di cinque fascisti da parte dei partigiani. Il suo gesto e l’intervento del podestà povigliese, Cornelio Fava, valsero a salvare le sei giovani vite”.