Ora che anche l’ultimo disperato maldestro tentativo da parte della maggioranza di inceppare il meccanismo della consultazione è saltato l’appuntamento referendario si svolgerà in tutta la sua completezza: completezza che meritano le questioni affrontate dai quesiti referendari proposti, essenziali per delineare i nodi di una politica dei tempi che verranno ecologicamente e democraticamente fondata.
Sinistra Ecologia e Libertà non rivendica piazze per le manifestazioni e le feste che animeranno le città in questi ultimi giorni di campagna elettorale, ma sarà nelle piazze e parteciperà alle feste accanto ai comitati promotori e inviterà a recarsi alle urne senza se e senza ma. Il raggiungimento del quorum diventa per i cittadini del presente che guardano al futuro delle giovani e giovanissime generazioni l’imperativo categorico per affermare la propria volontà di cambiamento (dopo i significativi e incoraggianti segnali lanciati attraverso il voto delle amministrative) e per imporre un’agenda politica per i prossimi mesi/anni finalmente dettata dalle esigenze e dalle richieste dei cittadini.
Molto, quasi tutto, è stato detto nel merito dei singoli quesiti da parte di illustri scienziati ed esimi politologi. A noi preme aggiungere solo alcune considerazioni di carattere generale in relazione alla valenza politica che assume l’opzione di voto “quattro quesiti, quattro sì”. Ma prima di motivare i quattro sì (e anche questo è già di per sé un argomento autolegittimante) vale la pena richiamare il valore della campagna referendaria e del processo di partecipazione democratica e popolare che l’ha caratterizzata in cui protagonisti assoluti sono stati i comitati, i volontari della partecipazione e i singoli cittadini.
Si è trattato di una grande esperienza di “presenza” democratica e di inclusione sociale che ha promosso intelligenze, culture e narrazioni collettive intorno a obiettivi strategici di lunga lena ma concreti al tempo stesso e ha risignificato, dopo decenni di logore dichiarazioni di intenti ormai destituite di senso, parole come diritti, beni comuni, democrazia, partecipazione. L’adesione di Sel a questa onda d’urto popolare è stata convinta e coerente, rispettosa dell’autonomia dei movimenti e delle loro regole di rappresentanza ed esigenze di visibilità. Crediamo che anche questa sia la nuova e buona politica che dovrà affermarsi da qui in poi.
E veniamo al merito dei referendum. C’è un filo conduttore che accomuna tutti i quesiti referendari, a una prima analisi così eterogenei. È quella che potremmo definire l’attenzione al bene comune e ai diritti di tutti, i diritti indisponibili e universali, minacciati e negati nell’epoca della incostituzionalità e dell’autoritarismo berlusconiano. È immediato pensare all’acqua come bene vitale; lo stesso concetto di vita, in tutte le sue forme, non può essere disgiunto dalla presenza di questo elemento fondamentale. Nei quesiti sull’acqua il termine pubblico assume una grande rilevanza in funzione della salvaguardia di un diritto concreto ed esigibile: non significa solo proprietà delle fonti ma riguarda le modalità con cui rendere disponibile un servizio gestito dalle comunità locali con modalità trasparenti, rispondenti ai bisogni e a garanzia di tutti.
Ma i referendum parlano di acqua e sole insieme (il sole come una delle energie alternative al nucleare) in una coerente e unitaria dimensione collegata alla vita, proponendo una lettura sistemica della trasformazione epocale prospettata (che la politica non vuole cogliere ma che la società, al contrario, ha ben compreso) e anticipando una svolta decisiva nei rapporti proprietari e nella democrazia economica. Il quesito sul nucleare chiude il cerchio dei diritti esigibili dalle generazioni a venire, che non possono e non debbono essere ipotecati dalla follia del pensiero unico che si cela dietro la scelta nuclearista e l’idea dello sviluppo energy-intensive. Lo sviluppo non è sinonimo di crescita dei consumi e le tecnologie oggi disponibili ci permettono di immaginare un futuro illuminato, riscaldato, trainato e sospinto dal sole, dal vento e dall’idrogeno verde, senza i rischi delle scorie radioattive.
Nel caso del quesito sul legittimo impedimento abbiamo a che fare con un diritto che potremmo definire “astratto”, ma non per questo meno decisivo e meno denso di conseguenze sulla qualità della vita delle persone. Deve essere ripristinato in Italia il principio costituzionale dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, una garanzia per tutti che viene fortemente messa in discussione dal fatto che un individuo, o un gruppo di persone, possa chiamarsi fuori in nome del ruolo istituzionale che ricopre. Abolire questa anomalia serve a rafforzare un diritto di tutti e ad abolire un privilegio, facendo prevalere l’interesse comune sugli interessi di pochi.
Da una vittoria dei quattro sì a referendum del 12 e 13 giugno uscirebbe rafforzata l’idea della non ineluttabilità di un mondo che privilegia il consumo dissennato e lo sfruttamento selvaggio di risorse, l’individualismo proprietario e lo sviluppo tecnologico orientato esclusivamente alla crescita (senza far nulla perché l’innovazione determini cambiamenti significativi nei paradigmi e nelle coordinate di fondo che caratterizzano il nostro modo di produrre, di vivere e di fruire delle risorse disponibili), che trasforma un bene per la vita come l’acqua in merce su cui fare profitti, che incrina il principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.
(Sinistra Ecologia Libertà, federazione di Reggio Emilia)