Per il Sindaco di Vezzano sul Crostolo, Mauro Bigi, la bandiera, anzi le bandiere esposte nella facciata del municipio a sostegno dei promotori del referendum sulla distribuzione dell’acqua ad uso civile, sarebbero state collocate “probabilmente da un cittadino qualunque”. Probabilmente… Bandiere che non sarebbero state rimosse perché, sempre a detta del simpatico Sindaco, i dipendenti “in genere hanno altro da fare”.
Non metto in dubbio la professionalità dei funzionari del Comune di Vezzano che, quasi tutti, conosco personalmente, non credo però che togliere una bandiera dalla fioriera posta davanti al Municipio sia impresa biblica, un’operazione che non necessita dell’approvazione di una delibera comunale… Forse, l’arduo compito potrebbe essere affidato, ovviamente su direttiva dell’amabile Sindaco, agli stessi soggetti che hanno deciso ‘autonomamente’ di esporle.
La scelta di non rimuovere le bandiere lascia intendere come stiano realmente le cose. Un abuso di potere inaccettabile che non può essere assolto.
Anche in Regione l’andazzo è simile: nelle bacheche degli uffici regionali sono presenti volantini pro Sì. Fogli e manifesti che esortano i dipendenti regionale e in generale i cittadini ad andare a votare e a esprimere quattro Sì.
Ho, pertanto, presentato un’interrogazione regionale. Organi rappresentativi della cittadinanza, che dovrebbero essere super partes, scendono in campo prendendo posizioni politiche marcate, propagandano tesi, spesso, neppure veritiere.
L’acqua è e sarà una risorsa pubblica. La normativa vigente si limita semplicemente a prevedere collaborazioni private nella gestione della distribuzione dell’acqua ad uso civile.
Non va dimenticato, inoltre, che in molti casi di gestione pubblica, si sono registrate perdite e sprechi di acqua potabile superiore al 50% delle risorse idriche disponibili in natura.
Per concludere, nella provincia di Reggio Emilia, che comprende ovviamente anche Vezzano sul Crostolo, le tariffe applicate sul consumo dell’acqua potabile sono fra le più alte d’Italia, a fronte di una qualità della stessa che non è fra le migliori, ciò nonostante la gestione della distribuzione sia affidata ad una municipalizzata.
Con l’attuale normativa la gestione privata della distribuzione dell’acqua rappresenta una possibilità in più, ma solo come opzione facoltativa, nel caso che la gestione pubblica si dimostri inefficiente e fonte di sprechi.
Per questi motivi ritengo che il miglior modo per contrastare questi referendum assurdi, nonché i comportamenti scorretti da parte di certe rappresentanze ‘istituzionali’, sia quello di non andare a votare.
(Fabio Filippi)