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Sostegno ai lavoratori e collaborazione tra le parti per andare incontro alla ripresa


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OD&M Consulting e DBM Italia presentano i dati dell’indagine “Sostegno alla continuità professionale in un periodo di crisi in Emilia Romagna” in cui si analizza il contesto economico regionale e si rilevano opinioni e valutazioni circa il servizio di outplacement per favorire la riqualificazione e la ricollocazione dei lavoratori nel mercato del lavoro.Ripresa economica trainata dai settori delle Energie alternative, della Metalmeccanica, dell’Alimentare, della Ceramica e della Gomma-Plastica, ma ancora moderata, lenta e caratterizzata dalla necessità di coprire con flessibilità fabbisogni occupazionali immediati, anche se per professionalità specifiche; in questo scenario post-crisi che sta interessando l’Emilia Romagna, la ripartenza del mercato del lavoro offrirà opportunità a candidati in difficoltà occupazionale, sia giovani che over 50 con esperienza, ma necessita di servizi qualificati a supporto, tra cui la continuità professionale (outplacement).

L’utilità generale di questo strumento viene riconosciuta sia dalle persone interessate sia dalle aziende, per le quali spesso i motivi più importanti per ricorrere alla continuità professionale (con apprezzamento oltre il 90% tra abbastanza e molto importante) sono prima di tutto un sostegno strutturato ai lavoratori e la possibilità di rendere più veloci e meno conflittuali le ristrutturazioni, riducendo il periodo di inattività delle persone e aumentandone la possibilità di trovare un lavoro gratificante.

Questi alcuni dati e trend dello scenario rilevati dalla ricerca “Sostegno alla continuità professionale in un periodo di crisi in Emilia Romagna” realizzata da OD&M Consulting, società specializzata nella realizzazione di indagini quali/quantitative su metodologie e pratiche in ambito HR e da DBM Italia, società leader nei servizi per la continuità professionale, entrambe appartenenti a Gi Group, primo Gruppo italiano nei servizi per il mercato del lavoro. La survey, che aveva l’obiettivo di analizzare il mercato del lavoro locale e rilevare opinioni e valutazioni delle aziende e dei lavoratori rispetto alla continuità professionale per promuovere soluzioni di sostegno a favore della ripresa, è stata presentata oggi nel corso dell’omonimo convegno tenutosi a Bologna e patrocinato da Unioncamere Emilia Romagna con la collaborazione di ANDAF, Federmanager Bologna e Manager srl.

“La buona riuscita del servizio di continuità professionale richiede un impegno attivo da parte di tutti gli attori (imprese, lavoratori e società partner) in termini di equità del processo da parte dell’impresa, apporto di qualità dei servizi da parte del partner e motivazione e coinvolgimento dei lavoratori; – commenta Gianfranco Sarti, Direttore di DBM Italia – di questo sono molto consapevoli i lavoratori, un po’ meno ancora le aziende che, in un contesto di rilancio non ancora generalizzato, ci auguriamo di coinvolgere nel dibattito e sensibilizzare sull’utilità di strumenti e soluzioni innovative di supporto, quali appunto la continuità professionale che aiutino le persone a vivere meglio situazioni di transizione lavorativa e a rientrare nel mercato”.

Il mercato del lavoro in Emilia Romagna:

La crisi ha colpito duramente anche una regione a economia avanzata come l’Emilia Romagna e ha interessato sopratutto la Manifattura, i Trasporti, le Costruzioni e l’Agricoltura; il tasso di disoccupazione è, pertanto, salito di quasi tre punti negli ultimi due anni raggiungendo il 5,7% nel 2010 – con previsione di ulteriore crescita nel prossimo biennio, seppure sempre inferiore alla media nazionale – e le ore di cassa integrazione straordinaria (CIGS) e in deroga richieste tra 2009 e 2010 sono raddoppiate arrivando a interessare 55 mila lavoratori in totale nel 2010 (corrispondenti al 2,8% degli occupati della regione).

Le imprese hanno avuto reazioni differenziate alla crisi: le medie e le grandi hanno affrontato riorganizzazioni e riduzioni di personale utilizzando molto la cassa integrazione, mentre in termini di impatto i più colpiti sono stati i giovani (chi non ha mai lavorato, neo-laureati, under 35 con contratti temporanei) e i lavoratori over 50.

Per la ripresa le aziende sono orientate a coprire necessità immediate e in flessibilità; le figure più ricercate sono professionalità specifiche in ambito produzione, amministrazione e vendite con forti competenze trasversali e diversificata esperienza e seniority professionale.

Nota Metodologica: dati rilevati sulla base dell’analisi secondaria delle fonti ufficiali (Unioncamere Emilia Romagna, ISTAT, etc) e di interviste a un campione di attori chiave del mercato (esperti HR).

Il punto di vista delle aziende rispetto al servizio di continuità professionale: sostegno e meno conflitti

I motivi ritenuti più importanti per attivare un percorso di outplacement (con apprezzamento oltre il 90% tra abbastanza e molto importante) sono, appunto, il sostegno psicologico ai lavoratori e la possibilità di rendere più veloci e meno conflittuali le ristrutturazioni, riducendo il periodo di inattività delle persone e aumentandone la possibilità di trovare loro un lavoro gratificante.

Nella valutazione e scelta del partner di outplacement sono, invece, considerati fondamentali (con valori che raggiungono quasi il 100% tra abbastanza e molto importante) la percentuale media dei ricollocati, il percorso offerto e i servizi forniti ai lavoratori, aspetto che le aziende ritengono decisivo per influenzare l’opinione dei lavoratori in merito.

Nota Metodologica; somministrazione di un questionario web-based a un campione di 84 aziende per il 51% del settore industria, per l’11% dei servizi e per l’11% del commercio e turismo. Si tratta di medie imprese in un caso su due, multinazionali per il 40% e che, in un caso su tre, hanno già sperimentato percorsi di outplacement (nel 26% dei casi per più volte).

Il punto di vista dei lavoratori rispetto alla continuità professionale; vince la squadra

L’utilità del processo di outplacement dipende da tutti gli attori coinvolti e non è soltanto un processo di ricollocazione, ma è un vero processo di crescita personale (con l’avanzare nel percorso, la fiducia del lavoratore nelle proprie capacità aumenta).

Il punto di partenza è l’elevata fiducia nelle proprie capacità per far fronte alla transizione lavorativa – 2,9 punti su una scala di riferimento da 1, basso a 4, alto-; facendo riferimento ai cambiamenti intervenuti, particolarmente importante è stato per tutti il sostegno metodologico e psicologico, l’impegno ad aggiornare e migliorare le competenze lavorative e a creare opportunità per la crescita professionale insieme alle proprie competenze per gestire competenze e situazioni impreviste

I rispondenti hanno espresso una buona soddisfazione generale – 2,8 punti – circa il livello di qualità dei servizi ricevuti; in particolare, sono stati molto apprezzati il supporto per la preparazione del cv e di tutti gli strumenti di presentazione personale, la disponibilità di una strumentazione adeguata, a concordare incontri e l’accesso al database di aziende potenzialmente interessate.

Decisiva utilità – 2,6 punti – è stata riconosciuta al servizio di outplacement soprattutto per quanto concerne il sostegno emotivo, i suggerimenti per presentarsi in modo più efficace sul mercato del lavoro e l’avere idee più chiare sui punti di forza e di miglioramento personale.

Nota metodologica: somministrazione di un questionario web-based a un campione di 195 rispondenti totali, tutti interessati da percorsi di continuità professionale per il 64% uomini, per quasi la metà tra i 41 e i 50 anni, nel 42% dei casi laureati e per il 40% impiegati.