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Franceschini e D’Alema fanno il pienone negli ultimi due giorni della Festa del PD che ha fatto registrare il record di incassi e di partecipazione


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Ancora una vastissima partecipazione alle due ultime iniziative della Festa nazionale del PD sullo sviluppo sostenibile che si è conclusa ieri sera a Carpi. Una festa che ha visto superare i 750 mila euro di incassi, superando di oltre 50 mila euro l’incasso dell’anno precedente, che fu tra i migliori per il bilancio della Festa promossa dal PD di Carpi, Novi, Campogalliano e Soliera.

Il segretario del PD di Carpi Davide Dalle Ave ha espresso la sua grande soddisfazione non solo per il record d’incassi, ma anche per la vasta partecipazione alle numerose iniziative politiche, con la presenza a Carpi di molti big del partito, e per i numerosi giovani che hanno seguito e si sono impegnati nella kermesse politica carpigiana.

Dopo l’iniziativa di domenica con Dario Franceschini, che ha visto almeno 500 persone seguire l’intervista al capogruppo PD alla Camera, ieri sera è toccato a Massimo D’Alema, intervistato da Pier Luigi Senatore, chiudere la festa.

“Stiamo riscontrando una presenza crescente di giovani nelle nostre feste ed è un segnale di quel vento che è cambiato di cui abbiamo avuto una testimonianza significativa nelle elezioni amministrative e nel referendum – ha esordito Massimo D’alema, riprendendo il commento del segretario del PD di Carpi – è una speranza che non deve essere delusa. Oggi ci sono disuguaglianze enormi da contrastare, ed esistono disuguaglianze che attraversano lo stesso mondo dei lavoratori, con una condizione giovanile drammatica – ha proseguito D’Alema – Il lavoro è stato penalizzato dalle politiche del centrodestra ed oggi c’è una distorsione grave. Mentre la rendita finanziaria in questi 15 anni è cresciuta molto, i redditi da lavoro sono cresciuti pochissimo. Quando torneremo al governo del Paese, uno dei temi centrali sarà la riduzione delle disuguaglianze, la restituzione al lavoro della sua dignità e la lotta al precariato”.

“Le famiglie si sono impoverite in questi anni – ha affermato D’Alema, con una stoccata ironica al sottosegretario Giovanardi, che ieri ha minacciato di lasciare la delega alla famiglia – non ho l’impressione che gli italiani si siano accorti di questa delega, o che siano eccessivamente preoccupati del suo abbandono, quanto invece della loro situazione”.

Il dirigente del PD ha toccato tutti i temi dell’agenda politica italiana e della situazione internazionale: “La crisi è mondiale, ma la responsabilità di Berlusconi consiste nel non avere fatto nulla per contrastarla e di averla negata a lungo. La manovra è stata approvata, ma purtroppo si è visto che non è abbastanza – ha spiegato D’Alema – è una manovra iniqua e fanno bene quelle regioni, con in testa l’Emilia-Romagna, che non inseriranno i ticket, ma cercheranno soluzioni alternative”.

“Stiamo attraversando una crisi pesantissima. Ci sono due ragioni di questa situazione: la debolezza dell’Europa (di cui Berlusconi non è il principale responsabile, ma è senz’altro complice), perché l’UE non ha dato segnali di unità politica economica ai mercati – ha proseguito D’Alema – ma paghiamo anche la condizione di scarsa credibilità del nostro Governo e del Presidente del Consiglio: siamo l’unico Paese al mondo nel quale, se il governo se ne andasse, avremmo un rimbalzo positivo sui mercati”.

“Sarebbe un atto di responsabilità verso il Paese se Berlusconi se ne andasse e noi continueremo a chiederlo, consapevoli che con questa richiesta interpretiamo il sentimento prevalente nel Paese – ha sottolineato D’Alema – Se dovesse cadere il Governo, la via maestra sarebbe di andare nel tempo più rapido possibile alle elezioni, ma se così non dovesse essere, ci può essere uno spazio per un governo di responsabilità nazionale, che ci separa dalle elezioni, in grado di affrontare la crisi economica e di modificare la legge elettorale. Questa è la nostra posizione, ma chi deve accertare tutte le alternative possibili in una situazione di questo genere è naturalmente il Capo dello Stato”.

Le domande hanno poi riguardato i temi dei costi della politica e D’Alema ha ricordato come il PD abbia presentato una proposta seria di riforma costituzionale per il superamento delle province. “Io penso che si possano superare, ma questo richiede una riforma, perché le province svolgono una funzione essenziale, sono previste dalla Costituzione e non possono essere abolite con l’approvazione di un semplice Odg – ha spiegato il dirigente del PD – superare le province significa riorganizzare la macchina pubblica e non fare demagogia, perché altrimenti mi devono spiegare chi ad esempio sistema le strade provinciali o mette a posto una scuola, se dall’oggi al domani non ci sono le province che ad esempio hanno la delega sull’edilizia scolastica. L’Odg di cui hanno parlato i giornali non avrebbe risolto questi problemi – ha spiegato D’Alema – ma riconosco che c’è stato un errore di comunicazione da parte nostra e non abbiamo fatto capire perché non abbiamo votato a favore. Ma deve essere chiaro che noi le cose le vogliamo cambiare con serietà, non cavalcando sentimenti populisti. Noi non vogliamo difendere lo status quo, ma cambiarlo, e abbiamo presentato proposte che vanno in questa direzione. Come quella che prevede di ridurre il numero degli eletti, così come abbiamo chiesto una riduzione di privilegi degli eletti. Ma non mi si parli solo di casta della politica, perché da questo punto di vista il paese è pieno di caste e privilegi che andrebbero affrontati”.

In conclusione è stato affrontato il tema dell’identità del PD e della partecipazione dei giovani: “Dobbiamo favorire l’ascesa di una nuova generazione a cui affidare una maggiore responsabilità nei partiti e nella vita pubblica, e noi come PD lo stiamo facendo largamente – ha replicato D’Alema – Un partito giovane, ma che ha una pluralità di radici culturali. Questa pluralità di radici conduce ad un nucleo identitario forte che riguarda ciò che avevano in comune la tradizione cattolico-democratica e le tradizione della sinistra nel Novecento, ovvero la convinzione della forza della democrazia”.