In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, oggi, mercoledì 3 agosto, nella Sala del Tricolore di Reggio Emilia, il sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio ha consegnato una copia del Primo Tricolore alla città di Pontelandolfo (Benevento), teatro di un eccidio il 14 agosto 1861 da parte dell’esercito sabaudo.
Alla cerimonia ha partecipato il vicesindaco del Comune campano Donato Addona.
Nell’anno delle celebrazioni per l’Unità d’Italia, il sindaco di Reggio Emilia aveva invitato il sindaco di Pontelandolfo a ricevere il Primo Tricolore, affermando “se giustizia non può essere fatta, perché i tempi sono troppo lontani, si può dire che centocinquanta anni sono sufficienti per chiedere scusa per l’enorme lutto che fu arrecato ingiustamente”.
“Le celebrazioni per l’Unità d’Italia – ha detto oggi il sindaco Delrio, rivolgendosi al vicesindaco Addona – sono un momento importante anche per ricordare verità storiche e pagine non degne del processo unitario e restituire onore e giustizia a vittime innocenti.
Proprio in quanto Città del Tricolore, Reggio Emilia ha svolto un ruolo di primo piano in questo anno di commemorazione del 150° anniversario dell’Unità, ospitando l’apertura delle celebrazioni da parte del Presidente della Repubblica. In linea con le intenzioni del Presidente Napolitano e del Presidente del Comitato nazionale per le celebrazioni del 150° dell’Unità Giuliano Amato, si è colta l’occasione per analizzare con onestà e serenità il complesso svolgimento del processo di unificazione del Paese, ribadendone il carattere sostanzialmente progressivo ma anche cercando di riconoscerne gli errori e i limiti che hanno comportato gravi sofferenze per molti degli italiani stessi.
Oggi, seppur in ritardo, è necessario affrontare questa e altre ferite aperte, nella convinzione che la verità, e non la rimozione, sia la terapia migliore per lenire le lacerazioni del passato. Consegnando a lei, signor vicesindaco, il Primo Tricolore, rivendichiamo quindi il rapporto inscindibile tra la nazione e i valori della modernità democratica e contestualmente riaffermiamo l’importanza dell’unità conquistata, seppur a caro prezzo, nel 1861, e consolidata dalla Costituzione repubblicana del 1948.”
“È una grande emozione ricevere il Primo Tricolore in questa sala, che testimonia come l’Italia sia una sola – ha detto il vicesindaco Addona – Questo è un importante riconoscimento per la storia di Pontelandolfo, come lo sarà la partecipazione del Comitato dei garanti per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unita’ d’Italia Giuliano Amato, delegato dal presidente della Repubblica, a una cerimonia in ricordo delle vittime dell’eccidio del 1861, che avverrà il prossimo 14 agosto nella nostra città.
Non vogliamo che Pontelandolfo sia ricordato come un covo di briganti contrari all’Unità d’Italia, perché così non è.”
Dopo aver ricevuto il Primo Tricolore, Addona ha tra l’altro donato al sindaco Delrio un volume che ricostruisce i fatti del 1861.
Pontelandolfo attende da decenni che venga riconosciuto il massacro del 14 agosto 1861.
L’eccidio di Pontelandolfo, compiuto da una colonna di 400 bersaglieri il 14 agosto del 1861, è tra le pagine più oscure e controverse del Risorgimento. La vicenda è nota e si inquadra nell’anno più caldo del brigantaggio post-unitario. L’11 agosto 1861, 41 dei 44 soldati al comando del tenente livornese Cesare Bracci furono uccisi dai briganti della banda Giordano e da cittadini di Pontelandolfo e Casalduni, una zona dove da giorni erano in corso azioni di bande di ex soldati borbonici.
Dopo la morte dei 41 soldati, fu comandata un’azione di rappresaglia militare a Pontelandolfo e Casalduni. Il luogotenente del re, Enrico Cialdini, disse che di Pontelandolfo non doveva rimanere più pietra su pietra. L’azione militare fu spietata, la colonna di soldati distrusse l’intero paese (solo tre case rimasero intatte), uccidendo un numero impossibile da stabilire di persone (sicuramente centinaia, forse un migliaio) e imprigionandone molte altre.