Home Politica Filippi (PDL): la Regione Emilia Romagna continua a discriminare la famiglia

Filippi (PDL): la Regione Emilia Romagna continua a discriminare la famiglia


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“Non vi è dubbio che i nuovi ticket sui farmaci in vigore da domani in tutti i comuni dell’Emilia-Romagna discriminino la famiglia”: così si espresso il Consigliere regionale del Pdl Fabio Filippi, che nei prossimi giorni, intende presentare un’interrogazione rivolta all’Assessore alle politiche per la Salute e al Presidente dell’Assemblea Legislativa.

La Giunta di centro-sinistra, ha aggiunto Filippi, ha imposto “gabelle sanitarie” modulate su tre fasce di reddito, colpendo soprattutto i redditi delle famiglie.

Il centro-sinistra emiliano ha scelto come parametro esclusivo il reddito familiare lordo, a differenza della Toscana che lo ha integrato con il parametro della Isee – indicatore situazione economica equivalente- Ne deriva una prima discriminazione dovuta al fatto che il reddito familiare lordo viene calcolato a prescindere dal numero dei figli a carico di ciascuna famiglia. Inoltre con l’Isee, gli evasori avrebbero vita più dura, mentre con solo la somma dei redditi denunciati, gli evasori continueranno a non pagare il ticket.

L’aspetto più grave del provvedimento riguarda il fatto che nell’autocertificazione è esclusa la possibilità di fare qualsiasi detrazione, mentre le finte famiglie saranno autorizzate a dichiarare un solo reddito e a pagare di meno.

Ne deriva che più figli ci sono e più l’onere del ticket potrebbe salire, arrivando all’ingiustizia che una coppia sposata pagherà sicuramente di più rispetto a due conviventi. Si dovevano invece prevedere detrazioni per i figli e per i coniugi, e far pagare chi ha la Ferrari in garage ed evade il fisco, come hanno fatto altre regioni.

Il centro-sinistra regionale dunque, dopo avere introdotto la normativa sui Dico regionali, ossia sulle persone conviventi, ma non sposate, persevera nella sua politica di discriminazione contro la famiglia fondata sul matrimonio.

La legge regionale sui Dico garantisce uguale accesso ai servizi pubblici sia ai conviventi, anche dello stesso sesso, che alle famiglie nate dal matrimonio; quindi stesso punteggio a due giovani che si sposano regolarmente o a due gay che convivono, ciò nonostante il Parlamento non abbia mai disciplinato per legge la materia.

E’ facile prevedere che l’estensione dell’assistenza sociale alle unioni di fatto, finirà per snaturare l’essenza ed il fine della famiglia e per penalizzare quanti si impegnano a vivere legami affettivi stabili, garantiti e pubblicamente riconosciuti, legami che rendono più forte, sicura e stabile la società.

Nonostante tale atteggiamento fortemente discriminatorio verso la famiglia ancora una volta i consiglieri regionali cattolici, a cominciare da Giuseppe Pagani e dal Presidente del Consiglio Matteo Richetti, tacciono ed obbediscono agli ordini di squadra e di partito pur di conservare la loro poltrona.