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Carpi: inaugurato il nuovo Polo Radioterapico


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Una riuscita sintesi tra tecnologia all’avanguardia e umanizzazione dei luoghi di cura, frutto di una virtuosa collaborazione tra una pluralità di soggetti, uniti da un’idea e un forte impegno comune: rafforzare ulteriormente la rete provinciale sanitaria e sviluppare per i pazienti oncologici percorsi di cura di massima efficienza e accessibilità alle prestazioni terapeutiche.

Oggi con l’inaugurazione del nuovo e modernissimo Polo Radioterapico “Carlo Carapezzi” presso l’Ospedale Ramazzini questa idea si è materializzata e si può quindi, a ragione, parlare di una giornata importante per i cittadini di Carpi, dell’area nord e più in generale dell’intera provincia di Modena.

Il Nuovo Polo, che s’inserisce nella rete oncologica provinciale rafforzandone in modo significativo sia capacità sia qualità della risposta, rappresenta infatti un traguardo per l’intera sanità modenese ed è importante evidenziare che il suo raggiungimento è stato possibile grazie ad una proficua collaborazione tra pubblico e privato che ha visto da una parte la volontà della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi e la generosità di Amo, Associazione Malati Oncologici di Carpi, e suoi sostenitori e dall’altra l’impegno dell’Azienda Usl di Modena e l’Azienda Ospedaliero – Universitaria Policlinico di Modena.

Tante le persone presenti alla cerimonia d’inaugurazione: numerose autorità, ma anche e soprattutto moltissimi cittadini che con la loro presenza hanno voluto testimoniare l’importanza dell’appuntamento. La cerimonia si è aperta con gli interventi del presidente della provincia di Modena, Emilio Sabattini e di Gianfedele Ferrari, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, seguiti da quello di Giuseppe Caroli, direttore dell’Azienda Usl di Modena, Stefano Concetti, direttore generale dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria Policlinico di Modena, di Fabrizio Artioli, presidente di Amo, del Sindaco di Carpi, Enrico Campedelli e, infine, del vescovo di Carpi Elio Tinti.

Per sottolineare la coralità che ha caratterizzato la realizzazione del nuovo polo radioterapico e in particolare il coinvolgimento anche di diverse donne ex pazienti, si è scelto di fare un taglio del nastro a “sedici forbici”; mescolato tra autorità e ai dirigenti delle aziende sanitarie era infatti presente un gruppo di donne che hanno vissuto in prima persona il faticoso e impegnativo percorso di cura.

IL PROGETTO

Un intervento che rafforza la rete provinciale

Il nuovo Polo Radioterapico contribuisce a definire una Rete Provinciale, con sede centrale nell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico secondo il modello “Hub & Spoke”, finalizzata a realizzare percorsi che garantiscano la massima efficacia, efficienza e accessibilità delle prestazioni terapeutiche ai pazienti oncologici. Tale sistema consente inoltre l’integrazione delle attività d’assistenza, ricerca e didattica tra le aziende sanitarie coinvolte.

Il sistema a Rete vede l’integrazione dei professionisti e collegamenti funzionali fra le diverse fasi del percorso e del trattamento: i piani di cura saranno elaborati dal Policlinico per poi essere gestiti, memorizzati e resi disponibili all’Ospedale Ramazzini. Il Ramazzini diventa così un Centro di riferimento per la patologia oncologica nell’ambito della Rete Oncologica Provinciale che vede inoltre la presenza, sempre a Carpi, di una Breast Unit (Unità di Senologia per la diagnosi e terapia del tumore mammario), di una Lung Unit (Unità di diagnosi e terapia del tumore polmonare) a Mirandola e percorsi multidisciplinari per la terapia di diverse neoplasie in stretto rapporto con la Radioterapia di Modena.

Un risultato frutto di una squadra che ha unito le forze

Il Nuovo Polo Radioterapico rappresenta un traguardo per l’intera sanità modenese e soprattutto per i cittadini. Il suo raggiungimento è stato possibile grazie ad una virtuosa collaborazione. Molti i protagonisti a cui la comunità deve dire grazie a partire dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, all’Associazione Malati Oncologici di Carpi, al Comune di Carpi, che hanno sin dall’inizio affiancato l’Azienda Usl di Modena e l’Azienda Ospedaliero – Universitaria Policlinico di Modena.

L’investimento complessivo è stato di 5,5 milioni di euro ottenuti attraverso il finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi – incaricatasi di coordinare la realizzazione “chiavi in mano” di impianti e dispositivi – che ha contribuito con 2,5 milioni di euro, Ausl di Modena con 1,7 milioni di euro, Policlinico di Modena con 700 mila euro e Associazione Malati Oncologici di Carpi con 776 mila euro.

Un contenitore su misura e sicuro

Per accogliere e custodire l’acceleratore e numerose altre zone operative, CAIREPRO – Cooperativa Architetti e Ingegneri Progettazione nella progettazione, e CMB nella costruzione hanno realizzato una struttura complessa – un vero e proprio bunker – decisamente particolare, che sviluppa una superficie totale di 1.360 metri quadrati, di cui 1.240 mq. di nuova edificazione e 130 mq. di ristrutturazione di locali esistenti.

Lo spazio si compone di un’area di accesso e una sala d’attesa sviluppate attorno a un patio vetrato, due ambulatori per le visite, locali di elaborazione dati, studi per il personale, spogliatoi per il pubblico, locali di supporto.

Per assicurare la massima radioprotezione e un perfetto isolamento, il bunker è stato realizzato con pareti monolitiche di cemento armato e cemento di tipo speciale (baritico), dello spessore medio di 1,4 metri. Grande cura è stata posta anche nella realizzazione delle struttura esterna seminterrata, la cui soluzione architettonica non impatta sugli edifici esistenti e coniuga aspetti tecnologici con un disegno rigoroso e minimalista.

Umanità e tecnologia: un luogo vestito di arte, partendo dalle idee di ex pazienti

A rendere l’intero complesso differente e innovativo rispetto agli ambienti di cura attualmente esistenti, è il connubio tra la tecnologia più avanzata e la volontà di creare un ambiente umanizzato, gradevole, accogliente e con elevata qualità estetica, facendo leva su opere d’arte, colori caldi per le pareti, illuminazione naturale attraverso lucernari zenitali e allestimenti su misura.

È stato creato un vero e proprio percorso costituito da una serie di opere d’arte – dalla scultura in policarbonato e pannelli fotografici, a mosaici e pittura materica – che hanno l’acqua come denominatore comune, elemento che le stesse ex pazienti, raccontando la loro storia, hanno proposto agli artisti.

Attrezzature d’avanguardia

Il centro radioterapico è dotato di un acceleratore lineare di ultima generazione (LINAC Elekta Synergy Platform 6/10/18MV) in grado di trattare diversi tipi di malattia oncologica con prestazioni altamente qualificate. L’acceleratore assicura trattamenti ad “altissima precisione” grazie a un collimatore a lamelle e particolarissimi software che permettono di modellare le geometrie dei campi di trattamento, modulando il fascio radiante in ogni punto dei volumi da trattare.

Questi due elementi, insieme all’uso di specifici sistemi per il corretto posizionamento del paziente, permettono di erogare dosi molto più elevate di radiazioni circoscritte però ai tessuti malati, risparmiando quelli sani circostanti. Il risultato è cure molto più efficaci ed effetti collaterali decisamente più limitati.

Una risposta per il territorio

L’apparecchio – gemello di quello inserito nella radioterapia di Modena, assicurando così ottimale integrazione tra le due strutture – permette di erogare 40-45 trattamenti giornalieri, coprendo il fabbisogno stimato di una popolazione di circa 150.000-200.000 abitanti, tutta l’area Nord della Provincia di Modena.

Anche l’arte accoglierà le pazienti

Tantissima tecnologia, specialisti in grado di seguire e assistere le pazienti in ogni momento, ma anche qualcosa in più, utile allo spirito ancor prima che al corpo, che renderà gli ambienti particolarmente accoglienti. Tra le peculiarità che rendono unica la nuova struttura vi è infatti anche un vero e proprio percorso costituito da una serie di opere d’arte che hanno l’acqua come denominatore comune. A chiedere di dare forma artistica all’acqua sono state alcune ex pazienti che hanno avuto l’opportunità di trasferire il loro sentire e la loro esperienza durante incontri con alcuni degli autori delle opere d’arte. Anche per garantirne l’integrità, le opere realizzate utilizzando le tecniche più svariate – scultura, mosaico, fotografia pittura materica – saranno installate a conclusione dei lavori di rifinitura. I dettagli saranno quindi svelati successivamente.