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Confesercenti Modena in vista del prossimo Consiglio Comunale

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Un eventuale aumento della pressione fiscale locale sommato agli effetti della manovra finanziaria metterebbe a rischio la sopravvivenza di tante piccole e piccolissime imprese del commercio e dei servizi, ossatura portante dell’economia cittadina. “Siamo seriamente preoccupati di fronte a questa eventualità – fa sapere Confesercenti Modena – e pertanto sollecitiamo l’Amministrazione Comunale, dopo la presentazione degli effetti della manovra, prevista in Consiglio lunedì prossimo 26 settembre, a convocare urgentemente un tavolo di confronto con tutte le parti sociali. Al fine di ricercare la possibile coesione unitamente al consenso più ampio, riguardo le scelte da operare”.

Dopo l’approvazione della manovra finanziaria, le prospettive riguardo la crescita economica del Paese, sono ferme al palo. Dalle previsioni aggiornate (vedi rapporto Confesercenti-Ref), le speranze anche minime di ripresa nel 2012 – Pil stimato al +0,1% – svaniscono; i consumi delle famiglie rispetto al 2011 freneranno drasticamente. In questo contesto di immobilità totale gli interventi diretti e indiretti della manovra graveranno sulle famiglie per 33 miliardi dei 54 complessivi. Gli effetti depressivi elevano la pressione fiscale verso il nuovo record storico del 44,5% destinato a salire al 45% con l’aggravio dell’imposizione locale derivante dal probabile aumento di tributi e tariffe.

In vista del prossimo consiglio comunale, utile a mettere in luce gli effetti della manovra sui prossimi bilanci del Comune di Modena, Confesercenti in vista del necessario confronto con le parti sociali, intende fin da ora focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti ed avanzare alcuni spunti di riflessione.

“Sarà opportuno, sul fronte della spesa, prima di considerare il ritocco di tariffe e tributi, valutare la praticabilità di un ulteriore razionalizzazione della macchina comunale, a partire ad esempio da una valorizzazione più diffusa delle professionalità interne al comune con l’obiettivo di rientrare dai rapporti di consulenza in essere. Sul versante delle entrate chiediamo invece se esistono ancora margini, di privilegiare tutte le azioni finalizzate all’alienazione del patrimonio pubblico e di utilizzare tutti gli strumenti a disposizione nel contrasto dell’evasione fiscale e tributaria”

“Inoltre, la stretta sul Patto di Stabilità – fa notare Confesercenti – costringe il comune a rinviare investimenti necessari. In un quadro quindi di forte incertezza, occorrerà coraggiosamente cominciare ad intraprendere la strada della privatizzazione dei servizi pubblici locali aprendo agli investitori privati presenti nel nostro territorio: utili da un lato a recuperare sprechi gestionali e dall’altro a contenere i costi verso l’utenza”.

“C’è necessità poi – continua Confesercenti – di mettere in campo tutti quegli interventi opportuni volti a snellire la macchina burocratica, migliorare il rapporto con i cittadini e contenere i costi. La burocrazia è un costo che va a svantaggio della competitività delle imprese. Ecco perché la semplificazione amministrativa deve diventare prioritaria: attraverso l’introduzione di disposizioni chiare e prevedendo il più possibile l’utilizzo dello strumento dell’autocertificazione”.

Una riflessione non più rinviabile secondo Confesercenti deve essere fatta poi a riguardo del sistema di welfare locale, che oggi è messo in discussione dalle esigue risorse destinate agli enti locali. Un modello di welfare che pur trattenendo il controllo in capo al comune nei servizi fondamentali coinvolga in modo più diffuso i privati, puntando sulla esternalizzazione dei servizi. Un processo non solo volto al contenimento della spesa sociale, ma teso ad una ridefinizione del modello che implica una scelta organizzativa nuova nel rapporto pubblico-privato oltre a ridefinire sulla base del reddito le modalità di accesso ai servizi.

“Un qualsiasi aumento della pressione fiscale locale – conclude Confesercenti – prevedendo di ritoccare l’Irpef, le tariffe o introducendo la tassa di soggiorno, consentirebbe di tamponare la situazione, ma non risolverebbe alcuni nodi strutturali come quelli esposti che gli enti locali, tra cui il comune di Modena si troverebbero ad affrontare i prossimi anni, oltre a mettere in seria discussione la sopravvivenza di decine di piccole e piccolissime imprese”.