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Comitato referendum SI acqua pubblica Sassuolo: “no alla vendita delle azioni Hera da parte del Comune”


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Il Comune di Sassuolo, come altri Comuni, ha deliberato la vendita di circa 246 mila azioni Hera di sua proprietà (non vincolate dal patto di sindacato e acquistabili con diritto di prelazione dagli altro soci di HSST) allo scopo di far fronte , almeno in parte, alle conseguenze dovute alle manovre di Tremonti ed alle minori risorse disponibili.

Questa scelta, ricordato che i Comuni vi sono in parte costretti dal continuo venir meno di risorse loro attribuite dallo Stato e dall’esigenza di far cassa per garantire la sopravvivenza di qualche servizio (e qui avrebbe fatto bene il Comune di Sassuolo a protestare, assieme a tutti gli altri Comuni, contro la manovra ), è sbagliata nel merito perchè:

– le azioni di Hera Spa inglobano un diritto di proprietà su tutti i servizi resi da Hera , compreso quindi il Servizio Idrico Integrato (SII)

– i cittadini, col voto al referendum sull’acqua , hanno chiesto – con l’abrogazione contemporanea dell’art.23 bis D.L. n.112/2008 e dell’art.154, I Comma, D.Lgs 152/2006, sull’adeguata remunerazione del capitale – una gestione pubblica del SII

– ne deriva che vendere al miglior acquirente sul mercato titoli di proprietà riguardanti in tutto od in parte il SII non risulta compatibile, oggi,col voto di giugno (soprattutto se a comprare fosse un privato)

– economicamente poi, più che di vendita, oggi, si dovrebbe parlare di svendita di titoli da parte del Comune di Sassuolo, dati gli andamenti della Borsa valori.

I cittadini hanno chiesto, sostanzialmente, una ripubblicizzazione della gestione del S.I.I., e tale richiesta è rimasta sinora senza alcuna risposta corretta da parte di Governo, Parlamento e Comuni proprietari di Hera spa.

Le difficoltà normative sorte, dopo il voto di giugno, per il governo del settore idrico sono state causate da Governo e Parlamento, che avrebbero dovuto provvedere ad una nuova legislazione rendendola coerente col risultato del voto stesso. La legge di iniziativa popolare presentata dai movimenti per l’acqua pubblica risponderebbe bene a questa esigenza; anche altre opzioni possono essere pensate, purchè in grado di rispondere ai quesiti sul finanziamento del S.I.I., sul sistema tariffario, sull’adozione di forme gestionali pubbliche consortili almeno provinciali (superando rigidità presenti nella normativa comunitaria).

Le norme sulla liberalizzazione–privatizzazione introdotte da Tremonti nella manovra esprimono invece, nella sostanza se non nella forma, scelte antitetiche alla volontà espressa nel voto di giugno dai cittadini.

Sarebbe bene, preso atto delle conseguenze del voto (1- non c’è più l’obbligo di collocare sul mercato quote di capitale delle società pubbliche affidatarie di S.P.L.-servizi pubblici locali ,2- viene restituita ai Comuni la libertà di autorganizzarsi sancita dal Trattato UE e dalla Corte di Giustizia, col diritto quindi di auto-produrre uno o più servizi pubblici locali senza ricorrere al mercato, una volta scaduti gli affidamenti in corso, 3- viene confermato che la gestione del S.I.I. deve rispettare i criteri tecnici organizzativi dettati dall’art. 147 del Decreto Ambiente), che i Comuni, e Sassuolo tra questi, non assumessero decisioni contrarie alla volontà popolare.

Chiediamo quindi al Comune di Sassuolo, a nome dei cittadini che hanno votato Si al referendum sull’acqua, di non procedere alla vendita già deliberata delle azioni Hera , di insistere invece , assieme agli altri comuni italiani, perchè Governo e Parlamento realizzino al più presto le riforme legislative coerenti col risultato del referendum ed affinché più risorse siano destinate agli enti locali.

(Mauro Sentimenti per il comitato sassolese a sostegno del voto SI al referendum acqua pubblica)