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Economia della creatività: l’impresa della cultura in Emilia Romagna. Convegno a Bologna. Primi dati di una ricerca Ervet


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Ottantamila addetti in 32 mila unità locali, un peso che arriva fino al 3,7 per cento del fatturato annuale dell’intera economia regionale (il 13 per cento se si aggiungono moda, arredamento etc.), una crescita del 58 per cento di imprese nel periodo tra il 2011 e il 2009, con un +16 per cento di addetti nel totale dell’economia regionale (oggi il 4,6 per cento del totale). Per fare un raffronto diretto, in Emilia-Romagna gli addetti del settore tessile sono 50 mila, 10 mila quelli del biomedicale e 5 mila quelli del ciclo-motociclo.

Sono solo alcune delle cifre fornite da una ricerca Ervet che tracciano una radiografia, la prima, sull’economia della cultura e della creatività in Emilia-Romagna. L’intero rapporto Ervet, commissionato dall’Assessorato regionale alla Cultura, sarà reso noto nel mese di gennaio, ma oggi sono stati anticipati alcuni dati nell’ambito del convegno su “L’economia della creatività”, frazione di una serie di workshop organizzata nell’ambito degli approfondimenti sul Programma triennale delle attività produttive, tenutosi questa mattina nella sede bolognese della Regione sotto l’egida dell’omonimo assessorato.

Uno spaccato su problematiche e potenzialità di una branca dell’economia regionale da tutti definita “risorsa fondamentale” ed “elemento strategico di sviluppo”, così come “sottostimata rispetto al suo reale peso specifico”. Temi che sono stati affrontati da esperti, amministratori, studiosi e protagonisti, soprattutto giovani, che hanno portato le proprie considerazioni su un unico canale di riflessione, quello subito evidenziato dall’assessore regionale alla Cultura Massimo Mezzetti aprendo i lavori: “In realtà, come le stesse cifre ci confermano, l’industria della creatività e della cultura è già terreno di crescita e sviluppo, ben al di là della comune percezione che tende ad assegnare a questo settore un ruolo ancillare, anche all’interno delle amministrazioni pubbliche, al contrario di quanto avviene nel resto dei Paesi evoluti”.

Mezzetti ha quindi ricordato come la Cina abbia recentemente deciso di investire 4 mila miliardi di euro (il doppio del Pil italiano) sulla cultura, avendo come modello proprio il nostro Paese, in cui la spesa pubblica “incide però solo per circa lo 0,19 per cento, mentre in Francia si arriva all’1,2 e persino la Polonia ha deciso di superare l’1 per cento, senza andare a vedere quanto ha investito la Germania decidendo di riconvertire la Rhur da zona mineraria a culturale”. La cifre italiana è analoga a quella investita dalla Regione Emilia-Romagna.

Recenti ricerche hanno evidenziato come le uniche due voci che abbiano uno sviluppo di spesa nelle famiglie italiane (53 per cento) siano turismo e cultura, e il 40 per cento dei turisti che visitano l’Emilia-Romagna affermano di farlo in occasione di un evento culturale: in regione negli ultimi dodici anni l’incremento di visitatori nel circuito delle Città d’arte è stato del 600 per cento, ha reso noto Mezzetti. Lo stesso assessore ha poi citato i freschi dati di Unioncamere, per cui l’industria della cultura e della creatività ha un’incidenza sull’occupazione nazionale del 5,7 per cento (con in cima l’Italia del nord-est). L’Emilia-Romagna in particolare si segnala come terra di festival, e “le stime parlano nella misura più pessimistica di almeno 4 euro che vengono prodotti a fronte di ogni euro investito”. Cultura come fondamentale volano economico dunque, a proposito del quale sono stati citati i recenti dibattiti sull’istituzione di un fondo regionale intersettoriale per la promozione del video-cinematografico.

E sulla necessità di interventi trasversali per favorire questa industria con un alto fattore di crescita, è intervenuta l’assessore regionale al Progetto giovani, Donatella Bortolazzi, che ha ricordato le politiche della Regione orientate al settore, sviluppatesi dal 2006 soprattutto in seno all’accordo quadro Geco, “che ha ottenuto risultati significativi e coerenti con le politiche europee, grazie a investimenti strategici su quello che è uno dei settori più dinamici dell’economia legata al mondo dei giovani, specie in connessione con l’utilizzo delle tecnologie più avanzate”.

Dopo una tavola rotonda che ha coinvolto studiosi e operatori, l’assessore regionale alle Attività produttive, Gian Carlo Muzzarelli, ha tirato le fila di una mattinata molto partecipata, ponendo come base alla propria riflessione “la necessità di considerare creatività e innovazione come necessità più che priorità, condizione essenziale per lo sviluppo delle nostre imprese”. Vedendo il settore all’interno di un’ampia considerazione “industriale”, Muzzarelli ha parlato dell’urgenza di “una verifica per capire, anche in relazione ai rapporti col nuovo Governo, come rilanciare il distretto della creatività”. Dunque un’analisi su stato delle imprese, formazione, investimento su reti ad alta tecnologia, promozione della ricerca: “La cultura e la creatività sono nel Dna dell’Emilia-Romagna – ha concluso Muzzarelli -, a noi spetta favorire l’integrazione tra il manifatturiero con l’intelligenza effervescente del nostro territorio che è capace di trasformare il prodotto, reinventarlo per produrre un nuovo sviluppo”.