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Ceramisti Filctem/Cgil e metaltameccanici Fiom/Cgil: “Distretto di Sassuolo, c’è crisi e crisi”


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Da mesi i sindacati metalmeccanici Fiom/Cgil e ceramisti Filctem/Cgil della zona di Sassuolo registrano episodi crescenti di gestione della crisi da parte delle aziende (spesso supportate da studi di consulenza e associazioni di impresa compiacenti), con modalità che potremmo definire “caserecce”, ovvero soluzioni fai da te, fuori dalle regole e dalle leggi. Si tratta per lo più di imprese di piccole e medie dimensioni che con il pretesto della crisi tentano di convincere i dipendenti ad accettare condizioni penalizzanti.

I funzionari di Fiom e Filctem registrano esempi di aziende che, adducendo difficoltà e quindi necessità di spendere meno, convincono i loro dipendenti a calarsi lo stipendio assorbendo parti varie della retribuzione.

“Operazione non proprio legittima – affermano Carlo Antonino della Filctem/Cgil e Edo Rioli della Fiom/Cgil di Sassuolo – poiché la legge prevede per riduzioni di salario la garanzia di un conciliatore che è parte attiva nel tutelare la «parte debole», cioè il lavoratore”. “Non siamo convinti che i soldi tolti ai lavoratori possano salvare le imprese e il sistema – affermano i sindacalisti di Filctem e Fiom – e poi in questi 3 anni di crisi (2009-2011), di cui purtroppo non si vede ancora la fine, i lavoratori per primi hanno pagato un duro prezzo in termini di riduzione del benessere, dei consumi e del loro potere di acquisto”.

In questi 3 anni a migliaia i lavoratori del comprensorio sassolese sono stati interessati da riduzioni delle ore di lavoro (attraverso la cassa integrazione o i contratti di solidarietà) e di conseguenza dei salari. Inoltre, circa 3mila posti di lavoro nei settori più rappresentativi del comprensorio (ceramica e metalmeccanica) sono stati ridotti attraverso la mobilità e i licenziamenti.

In questi 3 anni difficili, il confronto tra le parti e la gestione degli ammortizzatori sociali, hanno consentito soluzioni per lo più condivise per gestire le difficoltà delle imprese e garantire al contempo diritti e occupazione. Purtroppo però non è sempre così!

Altro esempio è quello di imprese che, anziché confrontarsi correttamente con le parti sociali, obbligano i propri dipendenti ad accettare trasformazioni del contratto di lavoro da tempo pieno a part-time con il ricatto “altrimenti dobbiamo licenziare”, oppure con la scusa “l’azienda per una questione di immagine non vuole richiedere gli ammortizzatori sociali, altrimenti pensano che siamo in crisi”. Spesso capita però che con il contratto part-time si chieda al lavoratore di fare ugualmente l’orario pieno, pagato ovviamente part-time !

E’ inaccettabile l’ultimatum “O così, o…così!”. Fiom e Filctem si rivolgono direttamente ai lavoratori perché sappiano che non è necessario accettare condizioni così penalizzanti, operazioni come queste sono fuori dalle regole e dai contratti, oltrechè da ogni correttezza. I sindacati invitano perciò i lavoratori a informarsi presso le sedi Cgil del comprensorio di Sassuolo. I diritti, le tutele e/o le alternative per gestire la crisi sono tante e tutte migliori del ricatto.