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Govoni (CerArte): “L’indotto ceramico, è la fine di un’epoca? Tante ombre e poche luci, ma la forza di andare avanti non manca”


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Leggendo l’articolo del 6 aprile su Sassuolo 2000, relativo “all’allarme per l’occupazione nell’indotto ceramico”, mi accorgo che quello che gli imprenditori del terzo fuoco, in particolare, e dell’indotto in generale stanno dicendo da anni si è rivelata, purtroppo, una profezia azzeccata. Quando le forze imprenditoriali, politiche e sindacali si battevano per il proseguimento dell’attività di aziende ceramiche, attraverso la “ristrutturazione del debito” (concordati) per la conservazione dei posti di lavoro, ci si dimenticava che l’indotto, colpito da sostanziosi mancati pagamenti causati dalle azioni concordatarie, erano obbligati a ricorrere ad ammortizzatori sociali, contratti di solidarietà, mobilità, in breve perdita di posti di lavoro, per mancanza di risorse economiche, per l’impossibilità o estrema difficoltà di accesso al credito e la diminuzione degli ordinativi causa la ridotta produzione sassolese. All’inizio della crisi epocale attuale, nel settore ceramico si pensava ad una crisi classica che ciclicamente il settore subiva, ma si trattava di altro: la fine di un’epoca che aveva visto Sassuolo ai vertici mondiali della ceramica, ruolo che difficilmente sarà ancora suo.

In queste condizioni di mercato gli “imprenditori senza scrupoli”, come vengono definiti nell’articolo, avevano e hanno tuttora un ruolo determinante nel proporre prezzi fuori mercato, deprimendo la redditività aziendale ma diminuendo il costo del lavoro compiendo azioni che è lecito definire criminali, quali il mancato versamento dei contributi, lo straordinario non pagato, l’utilizzo indiscriminato delle cooperative e degli interinali fino al lavoro nero. Mi viene da chiedere dove erano le rappresentanze sindacali quando tutto questo è iniziato ed era sotto gli occhi di tutti. Si parla di “etica”, ma le aziende ceramiche si sono mai preoccupate da dove arrivava il loro prodotto dato in “outsourcing”? Gli imprenditori dell’indotto, per loro formazione e mentalità, non hanno mai agito in modo eclatante e pubblicamente per esprimere il loro dissenso, confidando in comportamenti corretti da parte dei committenti, ma così finora non è stato, questa è l’amara conclusione.

Il settore ha in buona parte resistito alla crisi fino ad ora, adeguando le potenzialità produttive alla domanda, con le ricadute occupazionali già descritte, ma c’è la fondata preoccupazione che aziende del terzo fuoco, fino ad oggi insospettabili e riferimento per il settore, siano alla vigilia di drastici provvedimenti, sancendo la fine di quello che viene definito il valore aggiunto dell’industria ceramica italiana: la ricerca e la decorazione, perdendo figure professionali fondamentali per il settore.

Cosa ci aspetta alla fine della cassa integrazione? Non occorre purtroppo molta fantasia per immaginarlo…….

Valler Govoni (presidente CerArte)

 

CerArte, Consorzio dei decoratori artisti ceramici del distretto sassolese