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Matteo Arpe ospite del Rotary Club Reggio Emilia

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E’ difficile aggiungere qualcosa alla descrizione che la stampa internazionale finanziaria ha fatto, dal 1987 ad oggi, di Matteo Arpe. Indiscutibili le qualità manageriali che lo hanno portato, a 23 anni con una laurea alla Bocconi in tasca, in Mediobanca a fianco di Enrico Cuccia che lo nominò a soli 33 anni direttore centrale di finanza straordinaria.

Da lì, dal cuore della finanza romana, dove le strategie si mescolano con le istituzioni e le relazioni assumono significati che vanno al di là degli obiettivi dichiarati, è iniziata la carriera di colui che è stato definito l’enfant prodige della finanza italiana.

Finanza che lo portò anche a Reggio dove, da amministratore delegato di Capitalia, guidò l’operazione che segnò l’ingresso della storica banca locale Bipop Carire nel gruppo bancario capitanato da Cesare Geronzi e da cui uscì, a causa di contrasti con quest’ultimo e in seguito all’approvazione della fusione tra Capitalia e Unicredito, nel 2007 per dare vita, seguito dalla sua squadra di giovani collaboratori e insieme a un gruppo di partner, a Sator, una società di private equità di cui è amministratore delegato. Matteo Arpe oggi è anche presidente di Banca Profilo e di Arepo BP e come tutti gli uomini dotati di grande personalità, risolutezza e determinazione, abituati a generare gli eventi più che a subirli, Arpe è sicuramente uno degli uomini della finanza nazionale più controversi di cui però non può essere messo in discussione il successo, sostenuto da solide competenze create con anni di studio e di lavoro riconosciuti anche dal World Economic Forum e dal gruppo degli Young Global Leaders di cui è membro dal 2005.

Accolto dal presidente Enrico Zini, ieri sera Arpe è stato ospite del Rotary Club Reggio Emilia dove si è soffermato in una breve conversazione sulla situazione dei giovani, l’università e l’economia secondo il suo osservatorio privilegiato che lo ha visto, giovanissimo, protagonista di complesse operazioni economiche e professore universitario alla facoltà di Economia alla Luiss di Roma.

“L’università rappresenta l’inizio della carriera professionale dei giovani – ha esordito Arpe – ai quali non va tolto l’entusiasmo e la capacità di sognare, perché l’economia sopravvive solo se si manterrà il primato della cultura e dei giovani, i quali purtroppo oggi appaiono penalizzati da tempi di ingresso nel mondo del lavoro troppo lunghi, in cui la meritocrazia è spesso sacrificata alla logica della conoscenza personale”.

Invitato ad analizzare il tema della formazione, su cui l’Italia è sicuramente tra i primi paesi al mondo per risorse dedicate e qualità, Arpe ha però rilevato che “accanto alla preparazione tecnica, l’università deve trasmettere valori perché non basta essere bravi professionisti, ma occorre sviluppare anche forti qualità personali, indispensabili soprattutto in momenti come questo di crisi di sistema”.

Sollecitato poi dalle domande dei soci rotariani a interpretare le vicissitudini finanziarie che hanno scatenato lo stato di crisi profonda innescato nel 2007 dalla spregiudicatezza di determinati strumenti finanziari, Arpe ha introdotto la risposta citando una frase di Enrico Cuccia, il quale amava ripetere che la finanza non crea ricchezza, al massimo la distribuisce.

“L’Italia è un paese fortemente attrattivo per gli investitori – ha spiegato Arpe – purtroppo l’imprenditoria è troppo spesso concentrata sulla produzione più che sulla distribuzione; inoltre sarebbe necessario promuovere l’aggregazione di imprese per acquisire un peso maggiore sui mercati. Nel nostro paese – ha precisato Arpe – esiste una buona finanza, additivo dell’attività bancaria, che ha sempre sostenuto le imprese. Pensare che i comportamenti deviati della finanza possano essere limitati dalle leggi è un errore grossolano, perché la finanza è più veloce del legislatore e la legge stabilisce i confini della legalità, ma non dà indicazioni di valore”.

Infine, da “tecnico di un settore merceologico”, come lui stesso si è definito, e sottolineando che si tratta di valutazioni puramente personali, Matteo Arpe, invitato ad esprimere una valutazione sui recenti provvedimenti adottati dal Governo Monti, ha ribadito la necessità di un cambiamento culturale generale del nostro paese, poiché “non si può pensare di affidare alla politica e alle leggi la responsabilità di creare provvedimenti per la crescita del paese”.

Nel corso della serata si è anche dato corso alla cerimonia di ammissione del nuovo socio Doriano Guerrieri, imprenditore nel settore informatica, che porta a 114 il numero dei soci del Rotary Club Reggio Emilia.