Saranno Massimo Terenziani, dirigente responsabile del Servizio diritto allo studio del Comune, Benedetta Pantoli, dirigente dei Servizi educativi zero – sei anni, e Lucia Selmi, ex responsabile comunale del coordinamento pedagogico ora in pensione, i tre rappresentanti nominati dal Comune di Modena nel Consiglio di amministrazione della Fondazione Cresci@mo, finalizzata a gestire servizi educativi e scolastici.
Pietro Minozzi, 40 anni, commercialista, e Claudia Zoboli, architetto, e componente del Consiglio di gestione della scuola comunale d’infanzia Saluzzo, sono invece i componenti nominati su indicazione dei genitori. Il revisore dei conti sarà invece Silvana Grillenzoni, commercialista con studio a Modena, che non ricopre altri incarichi in nessun altro organismo partecipato dal Comune.
Lo ha annunciato in Consiglio comunale il sindaco Giorgio Pighi, dopo che l’assessore all’Istruzione Adriana Querzè ha presentato la delibera sullo schema di Statuto della fondazione per la gestione dei servizi scolastici ed educativi comunali zero – sei anni. Lo statuto è stato approvato con il voto favorevole del Pd e contrario di Pdl, Idv e Modenacinquestelle.it.
E’ passato anche l’emendamento del Pd, illustrato da Paolo Trande, che ha modificato un termine dell’articolo 19 dello statuto per valorizzare il ruolo dei Consigli di gestione, quindi dei genitori, nella definizione dei due componenti in loro rappresentanza. Hanno votato a favore Pd, Modenacinquestelle.it e Idv; si è astenuto il Pdl. Respinto invece, con il voto contrario del Pd, favorevole di Idv e Modenacinquestelle.it e l’astensione del Pdl e della consigliera del Pd Ingrid Caporioni, l’emendamento di Eugenia Rossi, Idv, articolato in sette punti
che evidenziavano “problemi in relazione alla giurisdizione generale”.
Querzè ha spiegato la struttura del fondo di gestione, costituito “dalle rendite e dai proventi derivanti dal patrimonio e dalle attività della fondazione, da eventuali donazioni o disposizioni testamentarie, da eventuali contributi attribuiti dallo Stato, da Enti pubblici o dall’Unione Europea, dai contributi dei fondatori e dei sostenitori”. Lo statuto vieta inoltre “la distribuzione di utili di gestione nonché di fondi e riserve durante la vita della fondazione, a meno che non siano imposte per legge”. I membri della fondazione si dividono in fondatore originario (il Comune di Modena), fondatori aderenti (amministrazioni pubbliche oppure organismi di diritto pubblico), sostenitori (persone fisiche o giuridiche, pubbliche o private ed enti che, contribuiscano alla realizzazione dei suoi scopi mediante contributi in denaro, attività di rilievo, attribuzione di beni materiali e immateriali). Con apposito regolamento interno potranno essere istituite particolari categorie di sostenitori, in modo da favorire la più ampia e attiva partecipazione.
Organi della fondazione sono l’assemblea, il presidente, il Consiglio di amministrazione (Cda) e il revisore contabile. In assemblea hanno diritto di voto il fondatore originario (con almeno la metà più uno dei voti complessivi) e i fondatori aderenti in regola con gli obblighi contributivi derivanti dalla loro qualifica. Partecipano ai lavori dell’assemblea, con diritto di parola e senza diritto di voto, anche i rappresentanti dei genitori dei bambini che frequentano le strutture gestite dalla fondazione e i dipendenti.
Il Consiglio di amministrazione è composto dal presidente e dai quattro componenti nominati dal fondatore originario. Due di questi sono individuati all’interno di una rosa proposta dal Coordinamento dei Consigli di gestione delle scuole e costituita da genitori dei bambini frequentanti (con priorità ai genitori che fanno già parte dei Consigli di gestione). Tutti i componenti del Consiglio di amministrazione restano in carica per tre anni. Per i rappresentanti dei genitori costituisce causa di decadenza dalla carica la conclusione del percorso scolastico del proprio figlio. Le cariche di presidente, componente dell’assemblea e componente del Consiglio di amministrazione sono gratuite. La fondazione nomina inoltre un revisore contabile e ha facoltà di nominare un direttore, a meno che il ruolo di direzione non sia ricoperto dal presidente. In caso di scioglimento il patrimonio della fondazione andrà al Comune di Modena “per il soddisfacimento di finalità analoghe o a fini di pubblica utilità”.
La discussione e il voto della delibera sono arrivati dopo che l’Aula aveva respinto una questione pregiudiziale posta da Michele Barcaiuolo del Pdl. Il consigliere ha chiesto la sospensione della delibera perché “l’iter per l’ottenimento della personalità giuridica della fondazione potrebbe essere interrotto per elusione di norme imperative” e perché la gestione di servizi finora pubblici “da parte di un soggetto privato, qual è una fondazione, può creare un problema con l’autorità garante della concorrenza e del mercato”. Come previsto dal Regolamento comunale, sono seguiti due interventi. A favore della richiesta di sospensiva ha parlato Davide Torrini dell’Udc, sottolineando che la Regione dovrà riconoscere la fondazione valutandone lo scopo, mentre “sarà difficile dimostrarne la necessità per garantire il servizio. Inoltre, finanziando un soggetto privato lo avvantaggeremo rispetto ad altri, alterando il mercato”, ha detto. Contro la richiesta di sospensiva si è invece espresso il capogruppo del Pd Paolo Trande: “Riteniamo che, sulla base dei precedenti, questo percorso avrà il riconoscimento legittimo da parte della Regione. La creazione della fondazione non elude alcuna norma imperativa e non trattandosi di appalto non riteniamo pertinente il rischio di antitrust”.
L’assessore Querzè ha spiegato i principali contenuti dello statuto, cominciando dalle finalità della Fondazione, nata “per volontà del Comune di Modena con lo scopo di gestire, attraverso un modello innovativo, i servizi scolastici ed educativi rivolti alla fascia di età zero – sei anni”. In base allo statuto, la Fondazione “promuove la partecipazione dei lavoratori, riconoscendo la centralità del ruolo degli educatori e degli insegnanti”.
IL DIBATTITO IN CONSIGLIO
Il dibattito sullo Statuto della fondazione Cresciamo per la gestione dei servizi scolastici ed educativi comunali, approvato dal Consiglio comunale lunedì 14 maggio (favorevole Pd, contrari Pdl, Idv e Modenacinquestelle.it) è stato aperto da Federico Ricci di Sinistra per Modena. Il consigliere ha ricordato di “non avere condiviso nemmeno le linee di indirizzo della fondazione, non ritenendo che per il futuro possa essere la soluzione di quello che lo stesso assessore ha definito un impazzimento normativo”. Ricci ha aggiunto di non credere che la fondazione favorisca maggiore partecipazione.
Per il Pd, William Garagnani ha affermato che la fondazione “non era l’unica soluzione e nemmeno una pezza, è bensì una strada alta per i nostri bambini”. Il consigliere ha parlato del valore pedagogico della soluzione “che potrebbe configurarsi come la situazione in cui dalla crisi si passa allo sviluppo. La fondazione può infatti spingersi oltre le strategie pedagogiche elaborate in 40 anni nelle scuole modenesi, poiché pur restando valido il modello, oggi la realtà infantile è diversa”. Garagnani ha infine sottolineato l’aspetto dei “costi zero”, insistendo sulla necessità di collaboratori volontari e aprendo anche alle consulenze onorarie.
Per Michele Barcaiuolo del Pdl, “non è vero che la fondazione non costa nulla e dirlo è fuorviante”. Oltre alle questioni di legittimità, il consigliere ha parlato di una “scelta miope”, poiché la priorità è continuare a garantire un servizio di pari livello a tutti anche nei prossimi anni, quando le disponibilità del Comune probabilmente diminuiranno. Barcaiuolo ha anche citato il caso di Bologna, dove la strada della fondazione era stata considerata ma è stata rivista. Adolfo Morandi ha ribadito come “tutta l’iniziativa sia impostata per raggirare un vincolo che imponeva di limitare le assunzioni, poi superato, quindi si sarebbe dovuto mantenere in gestione al pubblico quanto possibile, esternalizzando il resto, senza creare una sovrastruttura che genererà problemi e ulteriori costi all’Amministrazione”.
Ha parlato di “mancanza di coerenza” Eugenia Rossi dell’Idv, che ha chiesto: “Se il Comune è garante di tutto il sistema educativo, perché intraprendere la strada di un sistema di gestione diretta che crea differenze? E se è vero che i costi non aumenteranno, perché non accogliere il mio emendamento in cui si precisava che tutte le cariche non sono soggette a remunerazione?”. Inoltre, Rossi ha affermato che “vengono meno i fondamenti della democrazia, perché i rappresentanti dei genitori sono nominati dal sindaco, mentre nelle scuole statali vengono eletti” e ha infine citato il giudizio negativo di Cisl e Cgil sull’operazione.
Per Vittorio Ballestrazzi di Modenacinquestelle.it la proposta di delibera del 29 febbraio andava in tutt’altra direzione, verso l’esternalizzazione, ma i genitori si sono mobilitati inducendo l’Amministrazione a compiere una scelta diversa. “E stato un caso di partecipazione totale dei cittadini”, ha detto Ballestrazzi motivando anche il proprio ripensamento. Gli ha risposto il capogruppo del Pd Paolo Trande, che, pur riconoscendo l’importante ruolo giocato dai genitori nello spingere nella direzione della fondazione, ha precisato come nella prima delibera si parlava di un’esternalizzazione ponte da attuare solo se la legge non fosse cambiata, “ma non c’era una scelta politica”.Ballestrazzi ha poi aggiunto di condividere l’emendamento dell’Idv e ha rilevato alcune criticità nello Statuto, a partire dalla nomina dei componenti del Cda da parte del sindaco.
Il sindaco Giorgio Pighi è intervenuto nel dibattito per precisare che gli organismi scolastici delle scuole gestite dalla fondazione restano uguali a quelli di tutte le altre, solo i rappresentanti dei genitori nel Cda della fondazione sono scelti dal sindaco su una rosa di nomi proposta dai Comitati di gestione, perché la fondazione è un soggetto giuridico privato e il Cda deve essere nominato dai soci fondatori. Per quanto riguarda la legge dello Stato che secondo alcuni la fondazione andrebbe ad eludere, Pighi ha spiegato che “la norma impedisce solo di assumere, ma consente di procedere con altre modalità e l’esternalizzazione non è l’unica possibile”.
In conclusione, l’assessore all’Istruzione Adriana Querzè ha ricordato come i sindacati “si sono dichiarati contrari a tutte le proposte: chiusura, esternalizzazione e fondazione”. Ha osservato che, “tutto quanto fatto negli ultimi anni per espandere il servizio è stato realizzato con l’esternalizzazione e il sistema del welfare mix, ma per continuare a essere misto, il sistema deve mantenere una parte importante a gestione diretta ed è quanto hanno chiesto i genitori. Quest’operazione è funzionale a mantenere integra la quota pubblica (34%) e lo strumento della fondazione è già stato utilizzato dal ministero in ambito scolastico”, ha affermato aggiungendo che tra le attività accessorie della fondazione dovrebbe esserci anche quella dell’editoria educativa per sostenere la ricerca pedagogica.