“Io credo che di mafia intorno a noi ce ne sia quanto basta, di certo molto più del dovuto e molto più di quanto possa consentire la società. Di legalità invece non ce n’è abbastanza, e di questo sono certo”. Giorgio Grandinetti, capo della Procura della Repubblica presso il tribunale di Reggio Emilia, ha aperto con queste parole il proprio intervento al dibattito su “Quanta mafia c’è intorno a noi?”, che si è svolto ieri pomeriggio a palazzo Allende, nell’ambito del festival “Noi contro le mafie”.
L’incontro è stato aperto da un breve saluto della Presidente della Provincia Sonia Masini, a cui sono seguiti gli interventi del professor Antonio Nicaso, e dei rappresentanti di Cna, di Legacoop, dell’Alleanza reggiana per una società senza mafie e di altri esponenti del mondo associativo reggiano.
“Io penso che ciascuno di noi si senta un cittadino modello immune da colpe e tenda ad individuare le colpe negli altri e le carenze solo negli apparati repressivi dello Stato – ha proseguito Grandinetti – Io ho ascoltato gli interventi di chi mi ha preceduto, e ne emerge un quadro incoraggiante che farebbe pensare a una società viva, compatta e permeata di valori. Io però questo francamente non lo vedo: io vedo una società caratterizzata da un forte declino civile, etico, sociale. È vero che noi oggi guardiamo Reggio. E’ banale dire che se Reggio fosse un‘enclave di virtù in un territorio corrotto tutto questo sarebbe vano.
Dobbiamo invece dire che se tutti rispettassero le regole e cercassero di trasmettere solo valori positivi, la situazione generale sarebbe francamente diversa. Alla fine la soluzione del problema parte da una responsabilizzazione diretta e reale di ciascun cittadino, a partire dalla scuola. Noi dobbiamo cercare di assumerci una responsabilità. Non possiamo avere una società migliore se la gente non diventa migliore. C’è una responsabilità dei singoli per tutto ciò che avviene. La nostra è una società dei diritti, dove i cittadini reclamano molti diritti, però i cittadini devono anche sapersi assumere una più grande responsabilità. Ed eccoci quindi a Reggio: secondo me questa città ha una caratteristica molto positiva. La struttura sociale ha infatti una tradizione di forte partecipazione. Reggio è una società aperta, molto aperta, è vero che è più accogliente e quindi permeabile, ma se voi vedete come sono le società dove prosperano le mafie vi rendete conto che sono società chiuse, e questo ha favorito il loro successo. L’essere una società aperta è la vostra vera forza”.
“Il permettere di entrare, quindi l’essere una società aperta, in se non produce danni – ha concluso Grandinetti – i danni sono prodotti quando le infiltrazioni sono accolte. La presenza delle coop è il simbolo dell’attitudine di questo territorio a condividere. Il circuito di forza su cui Reggio può contare è questo, così come lo è il controllo sociale. Ognuno di noi quindi dovrebbe cercare di praticare la legalità e dichiarare di abbracciarla senza alcuna riserva”.