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Pensionati Cgil Cisl Uil ER: mobilitazione per l’equità

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I pensionati si impoveriscono sempre di più, i servizi socio-assistenziali sono a rischio, manca equità nell’azione del Governo e i diritti garantiti dalla Costituzione sono sotto assedio. In vista della manifestazione nazionale in programma a Milano il prossimo 20 giugno, i sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil dell’Emilia-Romagna si mobilitano e chiedono a Comuni, Regione e governo provvedimenti a sostegno degli anziani e delle fasce più fragili della popolazione in materia di non autosufficienza, fisco, diritti sociali e reddito.

Secondo gli ultimi dati Inps disponibili (relativi all’1 gennaio 2011), in Emilia-Romagna le pensioni, comprese quelle di invalidità civile, sono oltre un milione e 500mila e mediamente ammontano a 798 euro al mese. Forti, però, le differenze di genere: gli uomini in media si avvicinano a una pensione mensile di 1089 euro, le donne si fermano a 601 euro. Ma nel complesso è oltre il 75% dei pensionati a non superare la soglia dei mille euro al mese (il 43,2% non arriva neanche a 500 euro), mentre solo il 2,5% può contare su un reddito mensile superiore ai 2.500 euro.

“Sempre più spesso, anche nella nostra Regione ci troviamo davanti a pensionate e pensionati costretti a vivere in una condizione di sofferenza e di grandi sacrifici, resa ancora più drammatica dalla crisi” dicono i segretari regionali dei pensionati Maurizio Fabbri (Spi-Cgil), Franco Andrini (Fnp-Cisl) e Rosanna Benazzi (Uil Pensionati). “Di fronte a questo contesto diventa indispensabile mobilitarci unitariamente – continuano – e portare con forza all’attenzione di Governo, Comuni e Regione la questione dello sviluppo, del lavoro, della piena occupazione, della difesa del reddito e della condizione sociale di giovani, anziani e persone meno abbienti”.

Oltre che poveri, i pensionati sono anche fragili: sempre secondo l’Istat, il 19,3% degli over 65 ha una disabilità e la percentuale sale al 47,6% considerando gli anziani sopra gli 80 anni. “L’assistenza alle persone non autosufficienti ricade quasi interamente sulle famiglie – aggiungono i leader regionali dei pensionati di Spi, Cisl e Uil –. Da un lato chiediamo a Governo e Parlamento di ripristinare il fondo nazionale per la non autosufficienza e di definire i livelli essenziali di assistenza, dall’altro la Regione deve confermare le risorse al fondo regionale per la non autosufficienza previste nell’accordo di bilancio dello scorso dicembre, fissando regole omogenee per la compartecipazione dei cittadini alle spese socio-sanitarie”.

Se con il Governo il capitolo pensioni è ancora aperto (“riforma poco equa, fatta solo per fare cassa, non sono stati intaccati i privilegi, mentre con il blocco della perequazione continua l’emorragia del potere d’acquisto delle pensioni”), i pensionati chiedono di abbassare subito la pressione fiscale, “una delle più alte di Europa”, e di dare una risposta al caro-vita, che ha portato all’aumento dei costi e delle tariffe. Come farlo? Attraverso la lotta a evasione ed elusione fiscale, attraverso una tassazione sui grandi patrimoni, ma anche estendendo a tutti i Comuni il “patto antievasione”: “le risorse recuperate potrebbero andare alle politiche sociali territoriali”.

Anche la fiscalità locale deve essere più equa: tributi e imposte come le addizionali comunali Irpef devono pesare di più su chi ha di più e l’Imu va rimodulata in senso progressivo, esentando chi è a basso reddito e ha una sola casa. “E comunque è l’insieme delle politiche fiscali locali che deve essere rivisto – continuano Fabbri, Andrini e Benazzi –, anche per evitare dannose sovrapposizioni tra imposte nazionali, regionali, provinciali e comunali”.

Indispensabile, per i pensionati, intensificare quindi il dialogo con Comuni e Regione, ma anche con i “nuovi livelli istituzionali”, come i distretti e le unioni comunali. “Siamo consapevoli delle difficoltà dovute ai tagli lineari dei trasferimenti e proprio per questo diciamo che c’è bisogno di più contrattazione sociale – concludono i segretari regionali di Spi, Fnp e Uilp –. In questa fase di grave crisi economica la contrattazione territoriale rappresenta ancora di più lo strumento per salvaguardare redditi e coesione sociale e promuovere lo sviluppo del territorio”.