Home Reggio Emilia Europa: per i giovani reggiani sempre più una realtà (e un’opportunità)

Europa: per i giovani reggiani sempre più una realtà (e un’opportunità)

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I dati sono confortanti e parlano di un territorio che dialoga con l’Europa in modo crescente. Negli ultimi quattro anni si è infatti registrato un incremento dell’85% di studenti universitari (516 solo quest’anno) che hanno colto l’opportunità di studiare all’estero grazie al programma Erasmus così come significativo – più 50% – è stato l’aumento di giovani accolti sul nostro territorio (250). Sono solo alcuni dei dati emersi questa mattina nel corso dell’iniziativa organizzata nell’Aula magna dell’Università dalla Provincia, in collaborazione con la stessa Università di Modena e Reggio Emilia, dedicata alla mobilità europea dei giovani. Un impegno a favore dei giovani che vede la Provincia di Reggio Emilia in prima linea. “Senza l’Europa noi saremmo più deboli, individualmente e collettivamente. Certo, questa Europa va cambiata, bisogna avere maggiore passione, la stessa che mettete nei vostri viaggi, idealità, generosità nel costruire questo progetto – ha affermato la presidente della Provincia Sonia Masini nel corso del suo intervento – Se qualcuno pensa ai propri piccoli egoismi o particolarismi noi non costruiremo nulla, l’Europa andrà peggio e forse anche il nostro futuro potrebbe essere peggiore. Vogliamo un futuro di pace e progresso, non vogliamo tornare indietro per questo il progetto europeo va sostenuto. La cosa migliore è che voi ragazzi viaggiate per l’Europa e che i vostri coetanei vengano qui, in Italia, perché questo movimento fa capire quanto in realtà siamo simili e quanto possiamo costruire insieme. Ecco perché come Provincia continueremo a sostenere progetti, investire risorse e soprattutto a comunicare l’idea di un’Europa nostra, vicina a noi”.

Ilenia Malavasi, assessore provinciale alla Scuola, Università e Formazione professionale, ha ripreso il lavoro che il territorio svolge in questo ambito: “La disoccupazione giovanile è in questo momento uno dei nostri grandi problemi, sul nostro il dato è di certo meno preoccupante che a livello nazionale, ma occorre investire di più su istruzione e formazione. Ecco perché come Provincia da anni lavoriamo su questo tema, sfruttando un programma europeo, il Leonardo, che ci ha permesso di mandare all’estero per tirocini formativi oltre 100 ragazzi. A cinque mesi dal rientro il 67% è occupato, di questi 85 in Italia e 15 all’estero. E l’80% degli occupati svolge un lavoro coerente con il proprio profilo formativo”.

“Il nostro ateneo crede molto nell’aprirsi al mondo – ha spiegato Sergio Paba, delegato del Rettore per l’internazionalizzazione – Reggio e Modena sono tra le province più attive d’Italia negli scambi. Il messaggio che vogliamo dare è forte: gli studenti di oggi guardino per il loro futuro all’Europa, che deve essere considerata come un territorio di appartenenza. Il nostro Ateneo investe anche in maniera concreta su questo campo, ad esempio raddoppiando il contributo previsto dall’Unione europeo. Oggi siamo il decimo ateneo come percentuale di studenti che partecipano all’Erasmus e stanno prendendo piede anche i tirocini formativi, quindi non solo di studio”.

Il prorettore Luigi Grasselli, dopo aver ripreso il tema dell’impegno dell’Università su questo fronte, ha toccato il problema dell’accoglienza: “Se dal punto di vista logistico non abbiamo mai avuto grandi difficoltà – ha spiegato – sul fronte dell’accoglienza in senso lato credo che tutti dobbiamo investire di più, rendere più appetibili la vita nella nostra città non solo in termini di divertimento, ma proprio di offerta anche culturale. Le nostre iniziative non si limitano solo al tema dell’Erasmus, abbiamo altre attività anche per incentivare la presenza in università di giovani ricercatori con programmi di visita, mettendo quindi a disposizione fondi per l’accoglienza di ricercatori che lavorano su nostri progetti”.

Grande entusiasmo è emerso dagli interventi di coloro che hanno partecipato ai programmi di mobilità europea. Tra questi Maria Grazia Sauro, partita nel 2010 con il progetto Leonardo della Provincia, per uno stage formativo a Lipsia, dove ha lavorato in una galleria d’arte. Manuel Chiossi e Delia Serret Amoros, testimoni del Programma Erasmus, lui partito per l’Islanda, lei a Reggio Emilia dallo scorso mese di settembre e in procinto di rientrare in Spagna.

Di grande interesse la testimonianza di Giorgio Ambrosetti e della madre Isabel Pirani, partiti per la Norvegia con l’Erasmus, nell’ambito di un progetto sperimentale per la mobilità di giovani con gravi disabilità. Un soggiorno in Norvegia, una nazione fortemente avanzata sul fronte dell’inclusione, che ha permesso a Giorgio di vivere una esperienza di grande significato non solo per la sua formazione ma anche per il suo futuro inserimento nel mondo del lavoro. Entusiasta anche Alberto Sabatini, che ha lavorato per radio e televisioni in Portogallo dove ha trovato grande accoglienza da parte di un popolo molto aperto e molto ben disposto verso gli italiani. Selene Biffi, ambasciatrice della campagna Youth on the Move, si è infine soffermata sulla mobilità europea come opportunità di crescita personale e professionale.

Lucido e profondo, come sempre, il contributo di Patrizio Bianchi, assessore regionale a Scuola, Università e Formazione professionale, che ha ricordato la sua prima esperienza all’estero nel 1976: “Ero in Inghilterra, faticavo tantissimo con la lingua anche perché nessuno faceva niente per farsi capire, i collegamenti con famiglia, fidanzata e amici avvenivano ancora dalle cabine telefoniche rosse che funzionavano con gettoni giganti e ho pianto tutta la prima notte…”. “Ma io, allora, ero solo e mi sentivo solo – ha aggiunto – la grandiosità di Erasmus e Leonardo, che hanno fatto viaggiare qualcosa come 2 milioni e mezzo di giovani, sta nel fatto che ora l’esperienza all’estero non è più fatto individuale”.

“Erasmus ha fatto qualcosa che nessun governo ha mai fatto, ha costruito tantissimi europei e, dunque, un pezzo di Europa”, ha proseguito Bianchi ricordando come “l’Ue sia nata come unione doganale, ma l’economia non basta a tenere uniti, c’è un bisogno disperato di una politica che spieghi come si fa a vivere insieme perché è questo che serve all’Europa”. “La mobilità europea dei giovani è fondamentale perché consente di allenarsi alla tolleranza, perché è, appunto, movimento, ovvero capacità di partire da una parte alla scoperta degli altri, anche per scoprire e ritrovare se stessi”, ha concluso l’assessore regionale esortando i giovani a “girare l’Europa, a imparare ogni giorno qualcosa in più e a riportare a casa, alla vostra comunità, quello che avrete imparato”.