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Insieme le cantine di Prato e Nuova Correggio con San Martino ed Arceto: ok ad una nuova tappa del percorso

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L’unificazione delle cantine prospettata per Correggio e dintorni, di cui si discute ormai da tempo, si può fare, se le idee sono chiare e condivise sul percorso da compiere, e se alla base saprà valorizzare l’esperienza di quegli amministratori che negli anni scorsi hanno dato i migliori frutti per i viticoltori soci delle cantine sociali.

In vista ormai della vendemmia, la Cia ha convocato a Correggio una riunione dei propri associati per affrontare una serie di temi legati al settore vitivinicolo, in particolare per parlare del nuovo finanziamento sul Piano di ristrutturazione dei vigneti, del progetto di unificazione delle cantine che investe soprattutto il correggese, della situazione economica del settore.

Il presidente della Zona Cia di Correggio Renzo Zaldini ed il presidente provinciale Ivan Bertolini, hanno dedicato buona parte dei loro interventi a spiegare lo stato di avanzamento del progetto e cosa ne pensa la Cia reggiana, che ha approfondito l’argomento nei propri organi dirigenti. All’inizio erano di più le cantine interpellate, ma alcune si sono dichiarate non interessate; un anno e mezzo fa i presidenti delle cantine di Correggio, Prato, San Martino in Rio, Arceto, hanno espresso il loro interesse ad un progetto di unificazione, incaricando un gruppo di tecnici esperti per uno studio sull’analisi di fatto da un punto di vista economico-finanziario e strutturale delle quattro realtà, e di predisporre un piano industriale di massima, che indicasse un percorso verso l’unificazione.

Lo studio, ha rimarcato Zaldini, ha messo in evidenza situazioni molto diversificate, tuttavia c’è la volontà di affrontare altre tappe del percorso per una possibile unificazione, perché si ritiene importante una concentrazione che può ridurre la concorrenza tra le cantine locali ed aumentare il loro potere contrattuale sul mercato: si tratta di una realtà che potrebbe detenere mezzo milione di quintali d’uva, un buon terzo della produzione provinciale. D’importanza decisiva saranno però gl’interventi di razionalizzazione strutturale, in funzione di una riduzione dei costi produttivi, che costituirebbe il vantaggio potenziale per i produttori soci.

La Cia infatti non ritiene in questo caso che valga un generico appello a “lanciare il cuore oltre l’ostacolo”, ma anzi pensa che gli ostacoli devono essere affrontati con idee molto chiare; già altre volte infatti progetti sulla carta anche buoni, sono falliti perché non sorretti dal necessario coinvolgimento dei soci. I progetti economici devono essere costruiti in modo molto concreto, e dare concreti vantaggi a chi vi partecipa. Nessuno si prenda perciò la briga di affrettare i tempi forzando le situazioni; vi è ora in discussione un protocollo d’intesa tra le quattro cantine, che dovrà essere poi discusso ed approvato dalle assemblee dei soci.

Solo a quel punto il progetto potrà considerarsi ‘in porto’. “Decidano i soci, niente progetti calati dall’alto” ha affermato Bertolini esplicitando il punto di vista della Cia: “Secondo noi il progetto è serio, oculato, predisposto bene, quindi va esaminato in modo approfondito”, per concludere: “lo riteniamo valido e potenzialmente in grado di dare buoni risultati, a condizione che si definiscano e condividano gli obiettivi futuri e si scelga di conseguenza un gruppo dirigente che nasca su questi obiettivi, chiari e da perseguire in concreto e non più frutto di generiche convergenze, partendo da persone che abbiano dimostrato nel tempo la capacità di dare risultati favorevoli per i soci delle cantine”.