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Piani Strutturali Comunali. Pollastri: “Quanto è costata ai Comuni la riforma della pianificazione urbanistica?”

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“Quanti Comuni in Emilia-Romagna hanno approvato il Piano Strutturale?”, lo chiede con un’interrogazione alla Giunta di Viale Aldo Moro Andrea Pollastri (PdL). Con la Legge Regionale n. 20 del 2000 venne istituito il Piano Strutturale Comunale (PSC).

Esso sostituisce il Piano Regolatore Generale (PRG) divenendo il principale strumento urbanistico comunale, che non riguarda unicamente le destinazioni d’uso dei terreni (agricoli, residenziali, produttivi, commerciali) ma anche la pianificazione generale di ogni territorio, dalla viabilità alle infrastrutture, dalla struttura commerciale ai servizi, in accordo con gli strumenti pianificatori sovraordinati, provinciale e regionale.

Alla base del PSC ci sono i concetti di vivibilità, rispetto di criteri estetici, distribuzione equa dei servizi, recupero dei fabbricati dismessi o in stato di abbadnono, contenimento dello sfruttamento estensivo del territorio, sviluppo equilibrato e sostenibilità ambientale.

La complessità del nuovo strumento richiede il concorso di una pluralità di competenze e l’attivazione di macchinose procedure che implicano alti costi e tempi lunghi.

Una volta redatto ed approvato dalla Giunta Comunale, a seguito di una Conferenza territoriale coi Comuni limitrofi, deve affrontare una fase concertativa coi soggetti economici, sociali e le associazioni. Esso sarà poi adottato dal Consiglio Comunale, passerà alla Provincia per le osservazioni ed in seguito verrà approvato.

Seguono poi due strumenti operativi, il Regolamento Urbanistico ed Edilizio (RUE) e il Piano Operativo Comunale (POC), che conferiscono edificabilità alle aree e definiscono la qualità degli interventi edilizi, siano essi nuovi o di ristrutturazione.

“Con questo strumento urbanistico – spiega Pollastri – la Regione ha voluto dar vita ad un dispositivo certamente più completo e “moderno” del vecchio Piano Regolatore, in grado di tenere conto dei diversi aspetti che costituiscono oggi la pianificazione: la sua macchinosità lo rende di fatto difficile da modificare con al conseguenza di paralizzare la realtà esistente, frenando uno viluppo rapido che la situazione di crisi attuale invece necessiterebbe.

Vi sono poi gli enormi costi a cui i Comuni sono stati costretti a far fronte che, per una decisione di legge della Regione, hanno prosciugato risorse utili per altre cose.”

“Al fine di fare il quadro a dodici anni di distanza – chiosa – chiedo quanti Comuni siano passati dal PRG al PSC, quanto si stimi sia stato speso dai Comuni per adempiere alle nuove disposizioni previste dalla Legge 20, se siano stati erogati dalla Regione contributi per supportare l’operazione e di che tipo, e quanti siano i PSC redatti a livello sovra comunale, poiché la pianificazione di zona doveva essere uno degli obiettivi fondamentali introdotti dalla Legge”.