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Il convegno economico “Ripartire dal Made in Italy” ha aperto l’edizione 2012 di Cersaie


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Cersaie, Salone internazionale della Ceramica per l’Architettura e dell’Arredobagno – in programma al quartiere fieristico di Bologna fino al 29 settembre – si è aperto con il convegno economico“Ripartire dal Made in Italy” nel Palazzo dei Congressi della Fiera, un evento promosso da Confindustria Ceramica in collaborazione con The European House – Ambrosetti e organizzato da Edi.Cer Spa.

Di primo piano i relatori del convegno, a partire dal ministro della Pubblica amministrazione e della Semplificazione Filippo Patroni Griffi, il presidente di Confindustria Ceramica Franco Manfredini, il presidente di Bologna Fiere Duccio Campagnoli, l’assessore alle Attività produttive Regione Emilia-Romagna Gian Franco Muzzarelli e Irene Tinagli, professore di Economia delle imprese all’Università Carlos III Madrid.

Al centro della discussione, moderata dal direttore di Class CNBC Italia Andrea Cabrini, le difficoltà dell’industria italiana e la sua voglia di ripartire, la crisi che continua a mordere e il terremoto che ha colpito l’Emilia dando un durissimo colpo a distretti produttivi che rappresentano un fiore all’occhiello dell’economia italiana. Un forte applauso si è infatti alzato dalla platea per le imprese danneggiate dal sisma e agli imprenditori che hanno vissuto il dramma, che non hanno voluto mancare all’appuntamento con Cersaie,

“Trent’anni rappresentano il tempo di vita e successo di una grande impresa”, ha dichiarato aprendo il convegno Duccio Campagnoli. “Sono qui oggi portando affetto, ammirazione, soddisfazione e gratitudine per avere tanto lavorato insieme. Per questo vi dico trenta volte graziedi essere qui. Bologna è orgogliosa di ospitare questo evento. Abbiamo visto in questi giorni rinascere la grande città di Cersaie, il grande distretto della ceramica italiana che questa manifestazione riproduce, con un risultato straordinario di partecipazione”, ha proseguito Campagnoli.“Un’immagine forte e concreta di una grande industria colpita dal terremoto che però già ricostruisce perché sa di potercela fare di nuovo. Qui c’è l’esempio dell’Italia che vuole e sa ricostruire. Del resto la ceramica italiana è una vicenda ineguagliabile di rapporto tra fabbricazione e innovazione tecnologica, una capacità che c’è e che dobbiamo ritrovare”.

“Cersaie conferma il ruolo della nostra regione e di Bologna Fiere”, ha sottolineato Muzzarelli “È la dimostrazione che dobbiamo sempre cercare di ragionare insieme per un sistema più solido e competitivo, perché la crescita economica chiede responsabilità, lo dimostra il recente risultato dei dazi Ue sull’importazione delle piastrelle, che ha portato a un calo dell’import del 30%, e il successo della missione in Brasile. Made in Italy dunque è la capacità moderna di immettere idee e creatività nei prodotti che servono oggi nel mondo, di penetrare nelle nicchie del mercato. Servono però sforzi per l’internazionalizzazione del settore. Il comparto edilizia e costruzioni è in difficoltà. La nostra risposta è cercare di operare nelle città nella rigenerazione urbana, per una nuova cultura della sicurezza edifici, per il green building. Le parole chiave sono sapere, green economy, legalità”.

Muzzarelli ha affrontato anche il tema del sisma, facendo un importante annuncio: “Di fronte al terremoto il nostro obiettivo è quello diricostruire in modo più sicuro e rapido, per questo dal 1° gennaio 2013 saranno disponibili i 6 miliardi stanziati per ripartire. La sfida è subito, dal terremoto alla ricostruzione. Quello che è avvenuto è infatti un patto straordinario tra lavoratori e imprenditori per lavorare insieme. Un buon esempio per un’Italia di intraprendenza e solidarietà e un’Emilia-Romagna capace di ripartire e rinnovarsi per sé e per il Paese”.

“Cersaie è diventata la fiera mondiale di riferimento del settore”, ha detto il presidente Franco Manfredini, che ha poi esposto alcuni dati economici.“Nella ceramica per l’edilizia l’Italia è il quarto produttore mondiale ed esporta l’80% produzione. In Europa inoltre ha quote di mercato che superano il 30%. È vero che negli ultimi venti anni c’è stata una crescita esponenziale di produzione nei mercati nuovi, i cosiddetti Bric, ma noi continuiamo a intercettare in queste zone una domanda di prodotto più sofisticato”. Chiariti questi punti, Manfredini ha colto l’occasione per commentare il lavoro fatto dal Governo: “Ci aspettavamo di più sul fronte della spendingreview. Bisogna operare per evitare che si verifichino situazioni di sprechi e privatizzare certi carrozzoni pubblici. Al ministro Patroni Griffi dico che sono d’accordo con l’idea che la sburocratizzazione sia la madre di tutte le riforme. Ma bisogna affrontare il problema del fisco: per le imprese gli oneri sono sempre più forti e gli adempimenti sempre più complicati. Non chiediamo al governo sovvenzioni – ha continuato – perché spesso i fondi impiegati così hanno scarsa produttività. Bisogna puntare alla crescitadei settorimanifatturieri per renderli ancora più competitivi, perché ora sono penalizzati dal sistema paese, così potranno trainare l’intera filiera. Fondamentale poi il tema delle liberalizzazioni: “C’è l’energia, che noi continuiamo a pagare caro. Ci vuole una diversificazione delle fonti di approvvigionamento e provvedimenti per un’evoluzione verso il mercato, nonché strutture specifiche.

Ha preso poi la parola il ministro Filippo Patroni Griffi per illustrare le idee di base che hanno guidato l’azione del governo in materia di semplificazione e sburocratizzazione. “Cosa fare in poco tempo per favorire la competitività del sistema? È questa la domanda che ci siamo posti.

Perché servono condizioni di contesto precise per fare impresa. È questo il ruolo del pubblico. I poli del nostro interventosono non solo la riduzione degli sprechi ma anche il saper fare di più con meno risorse. Ovvero riorganizzare meglio il sistema per farlo funzionare bene”, ha affermato. Gli oneri per le imprese ammontano in Italia a 26miliardi, ed è insostenibile. Poi va aggiuntol’onore occulto della corruzione. C’è a questo proposito uno studio della Banca mondiale secondo il quale le imprese che devono fronteggiare una p.a. corrotta crescono il 20-25% in meno, soprattutto quelle medio piccole, con un costo del 16% in meno di investimenti esteri in Italia. La semplificazione fiscale sarà il punto che affronteremo al più presto. La strada che abbiamo scelto per lavorare è quella dell’ascolto delle parti sociali”.

Il ministro ha poi elencato alcuni dei punti del programma di governo in questo campo: “L’autorizzazione unica ambientale, che avrà un regolamento attuativo entro fine anno; un intervento sui tempo di rilascio dei permessi, per cui è stato introdotto in ogni amministrazione un responsabile finale a cui fare riferimento; la standardizzazione della modulistica e delle procedure nel campo dell’edilizia e della valutazione dell’impatto ambientale”. L’altro obiettivo è meno carte più sicurezza, relativo a privacy, ambiente, paesaggio, sicurezza sul lavoro. “Un pacchetto che arriverà al prossimo Consigliodei ministri o a quello successivo. È essenziale però un monitoraggio continuo per evitare il ri-espandersi della burocrazia. Riforme in questo settore devono avere carattere strutturale e posso testimoniare che il Paeseha compiuto passi verso standard europei”.

Irene Tinagli ha invece sottolineato il ruolo del capitale umano: “Per fare internazionalizzazione servono competenze alte, legali, amministrative, di comunicazione, informatiche, economiche, manageriale, finanziarie. Tutti settori dove l’Italia è indietro. Il livello d’istruzione dei nostri trentenni è inferiore rispetto all’Europa e i laureati sono meno. Ma le competenze nel settore dei servizi avanzati è fondamentale per sostenere il settore manifatturiero. Qualità di prodotto e processo sono centrali, ma questi altri aspetti possono aiutare moltissimo il Made in Italy nel mondo”.

Un altro aspetto da considerare secondo Tinagli è lo spirito imprenditoriale: “Come stiamo coltivando le nuove generazioni di imprenditori? Penso che l’imprenditorialità italiana si sia persa tra le nuove generazioni, bisogna lavorare in questa direzione per non rimanere indietro”.

Infine Giorgio Squinzi ha allargato lo sguardo allo scenario complessivo: “Dobbiamo ripartire dal Made in Italy ma abbiamo bisogno di incontrarci con il governo per coagulare proposte per il miglioramento della produttività, concetto da applicare anche alla parte pubblica. Oggi il Paese sta soffrendo, a lungo ci siamo comportati come cicale, ora ci siamo risvegliati bruscamente. Non possiamo abbandonare il futuro. Va ritrovata possibilità di fare investimenti sulla ricerca, altrimenti non avremo innovazione”. “Io sono europeista convinto e totale”, ha concluso il numero uno di Confindustria.“Credo sia fondamentale credere nell’Europa. Oggi la concorrenza è tra grandi aree economiche e l’Europa è l’area economica più avanzata al mondo.

Bisogna andare con decisione verso gli stati uniti d’Europa”. Sono cinque per Squinzi i punti da mettere in comune a livello europeo: “Una banca centralecon veri poteri, una politica di welfare comune,coordinare politiche fiscali, politiche sulle infrastrutture, sia materiali che immateriali e le politiche per l’energia. Così l’euro diventerà forte e stabile. Infine, una battuta sul concetto di produttività: “Produttività vuol dire lavorare di più tutti, ma anche il pubblico che deve lavorare maggiormente. Se tutti remiamo nella stessa direzione, credo che ce la possiamo fare”.