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Carpi, Confesercenti: “Dagli imprenditori la richiesta di applicare il modello ‘L’Aquila’”


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“Fortemente perplessi”. Così si sono espressi gli imprenditori del commercio e dei servizi delle Terre d’Argine, in merito all’adeguatezza delle misure per l’assegnazione di contributi a cittadini ed imprese colpite dal sisma, messe in campo fino ad ora. È sostanzialmente quanto emerso a più riprese in occasione dell’incontro, per altro molto partecipato, organizzato da Confesercenti Carpi riguardo provvedimenti post sisma fino ad ora attuati da Governo e Regione; “Sono state segnalate difficoltà sulle modalità di accedere in tempi strettissimi ai primi interventi per la ricostruzione delle abitazioni danneggiate – tiene a precisare l’Associazione imprenditoriale – come non sono mancati dubbi ed interrogativi, su come districarsi in quello che a parer loro, risulta un vero e proprio coacervo di provvedimenti, ordinanze e convenzioni varie”.

“Se facciamo un confronto – aggiunge Confesercenti – fra le legittime richieste del mondo imprenditoriale con le risposte avute da Governo e Regione, e sono loro stessi che l’hanno detto, il saldo è negativo. A maggior ragione se rapportato alla gravità della situazione. In alcune realtà il commercio è in ginocchio. Sia a Novi che a Rovereto nemmeno la metà degli esercizi ha ripreso l’attività nelle proprie sedi originarie. Tutti gli altri hanno cessato o sospeso l’attività a tempo indeterminato, oppure sono stati costretti a trasferirsi in strutture temporanee. Il rischio quindi che la rete commerciale sia seriamente compromessa in modo irreparabile è tutt’altro che latente”.

“L’impatto che il terremoto ha avuto sul tessuto economico della nostra provincia è stato devastante. E il fatto dunque che, nessuna proroga al momento – pone in evidenza l’Associazione – almeno fino al giugno 2013, è stata concessa per il pagamento di imposte e tributi è stato interpretato dagli imprenditori come un segnale gravissimo: per loro e per l’intero territorio. Quello che hanno manifestato ripetutamente è la necessità di applicare il cosiddetto modello “L’Aquila”. Ovvero: la sospensione dei pagamenti per 12 mesi, pagamento di un 60 % di quanto sospeso e certezze su una congrua rateizzazione”.

“Il D.L. 74, emanato dal Governo nell’imminenza del sisma – ricorda Confesercenti –  prevedeva poi una serie di provvedimenti rimasti purtroppo lettera morta o sui quali si è fatto troppo poco. Ci riferiamo ai contributi per la delocalizzazione delle imprese inagibili: i fondi europei messi a disposizione dalla Regione rischiano di essere insufficienti rispetto al fabbisogno di tante imprese commerciali che per sopravvivere hanno dovuto trasferirsi temporaneamente. Per quanto riguarda poi gli indennizzi per il fermo impresa, invece sono molte le attività che pur non avendo subito danni materiali ingenti in seguito al sisma, sono state costrette a sospendere il lavoro o per inagibilità indotta da altri edifici o perchè ubicate in zona rossa. Per il mancato guadagno di questi imprenditori nei mesi appena trascorsi risulta più che mai indispensabile mettere in campo celermente meccanismi di risarcimento, di quali, per ora, ancora non si è visto nulla”.