Anche per l‘anno che si è appena concluso, i dati che riguardano le denunce per reati di “bullismo” contro i minori nel nostro territorio sono allarmanti. Come pure molteplici sono le iniziative assunte per arginare questo dilagante ed aberrante fenomeno. Non ultima, in questi giorni a Bologna, quella di allestire sul tema uno spettacolo al Teatro Testoni rivolto principalmente ai ragazzi delle Scuole Medie Inferiori, ambito tra i più a rischio per questo fenomeno. Per quanto lodevoli, tali mobilitazioni non possono essere sufficienti. Almeno finchè la grande potenza di fuoco di tv e web continuerà a veicolare una così distorta percezione del successo sociale, delle modalità per conseguirlo.e soprattutto dei modelli di riferimento che lo incarnano.
Servirebbe invece una sordina mediatica nei confronti di quei soggetti i cui stili di vita, che definire discutibili è un blando eufemismo, rischiano di influenzare i minori, particolarmente manipolabili nella delicata fase della crescita. “Eroi” negativi con una grande presa sugli adolescenti, in cerca di visibilità sempre e comunque e di ogni scorciatoia possibile verso un successo che concretizzi il loro precipuo ‘scopo sociale’: video, ergo sum. Ogni riferimento al caso di Fabrizio Corona, va da sé, è puramente voluto.
Non entriamo nel merito se gli anni di carcere a inflittigli siano proporzionati al reato commesso. Di certo è giusto e corretto che un giudice l’abbia condannato non solo per la condotta da “bullo”, ma proprio a causa dell’esempio per nulla edificante fornito alle giovani generazioni. In una società dominata dal quinto e sesto potere – televisione e web – dove il mezzo si è sostituito al fine, agli educatori (genitori, scuola, ecc.) non restano che armi spuntate o depotenziate davanti al dominio incontrastato dell’immagine che connette al virtuale, ma “sconnette” dalla realtà.
Ed allora ben venga, con ogni dovuta garanzia, la condanna a Fabrizio Corona, un signore che sulla sua icona di bullo ha creato un impero, sottraendo spazi ai mass-media e, quel che è peggio, alle capacità raziocinanti dei nostri ragazzi in crescita.
Il bullismo è un reato penale che può rovinare la vita non solo della vittima, ma anche di chi lo compie. E la madre di Corona, così accorata in tv nel difendere il suo rampollo, forse avrebbe fatto meglio a stargli vicina prima, affinché evitasse di diventare ciò che è diventato. Anche in caso di “spacconi” impenitenti, prevenire è sempre meglio che curare.
(Mauro Sorbi, Consigliere Provinciale UDC)