Gli unici in Italia che hanno una proposta di un piano di riduzione delle tasse siamo noi del Pdl, gli altri hanno l’ossessione di aumentarle”. Questa mattina, presso l’Hotel Europa di Reggio Emilia, l’On. Sergio Pizzolante e il Prof. Francesco Forte, già Ministro dell’Economia, hanno presentato il programma fiscale elaborato dal Pdl per la riduzione progressiva delle tasse nei prossimi cinque anni, al quale proprio il Prof. Forte, assieme ad altri illustri economisti, ha dato un contributo fondamentale.
“Questo programma – ha introdotto Pizzolante, candidato al secondo posto nella lista per la Camera in Emilia Romagna – parte dall’abolizione dell’Imu per la prima cassa e dalla restituzione della stessa per l’anno 2012, che ha già illustrato Berlusconi e che molti non hanno letto per il grande messaggio che porta con sé, ovvero mettere un punto di sutura a quella ferita che si è creata tra lo Stato e il Cittadino. Oggi lo Stato, con Imu, redditometro ed Equitalia dice al Cittadino ’io non mi fido di te’. Noi invece crediamo che il Cittadino sia onesto a priori e quindi vogliamo fare un atto di fiducia nei suoi confronti, con l’abolizione e restituzione dell’Imu, la cancellazione del redditometro e la sanatoria su Equitalia”. “E’ questa la profonda differenza tra noi e l’accoppiata Bersani Monti – ha concluso Pizzolante – noi abbiamo l’ossessione di ridurre le tasse, loro hanno l’ossessione di aumentarle”.
Sulla stessa linea anche il Prof. Forte, che ha parlato di “terrorismo fiscale”: “La nostra proposta è invertire il meccanismo per cui i tributi aumentano al di lá di quanto sia necessario, una moralità dei tributi, in parole semplici”.
Per quanto riguarda gli aspetti tecnici e su come trovare le risorse necessarie, oltre all’accordo con la Svizzera che garantirá un flusso di almeno 4 miliardi di euro l’anno, il Prof. Forte, il cui piano prevede di mettere a disposizione dello Stato 180 miliardi, ha spiegato come “ci sia un grande patrimonio pubblico di beni mobili e immobili che possiamo mettere in parte a mercato, generando nuova dinamiche imprenditoriali e non più strette nei legami burocratici che sottostanno ad una governante pubblica, sia a livello nazionale che locale, con tantissimi casi di mala gestione e costi manutentivi; in parte utilizzabile per operazioni di riduzione del debito pubblico italiano, uno dei più alti del mondo. Un debito totale che, proprio nell’anno del governo Monti, conti alla mano, è aumentato di 80 miliardi di euro, ovvero di 6 punti percentuali”.