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Candidati e attivisti 5 stelle, priorità lavoro: reddito di cittadinanza, sviluppo PMI, accesso alla pensione a 60 anni

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L’Italia si trova bloccata a metà di un guado molto pericoloso, per di più in un contesto economico tutt’altro che tranquillizzante. I decisi interventi legislativi che, a partire dalla seconda metà degli anni Novanta, hanno puntato a “flessibilizzare” il mercato del lavoro in entrata e in uscita, hanno creato un ventaglio di 46 forme contrattuali disordinate, senza curarsi di progettare un’adeguata riforma degli ammortizzatori sociali. Il risultato è un mercato profondamente ambiguo, sia nell’offerta di sostegno che segue alla perdita del posto di lavoro , che nelle garanzie di legge a tutela del rapporto di lavoro stesso. Per di più il lavoro flessibile ha perso (se mai lo ha avuto) la sua caratteristica di “rito di passaggio” verso il lavoro standard: passare dal precariato alla stabilità occupazionale è un’impresa titanica, mentre il quadro economico attuale fa aumentare rapidamente il flusso nel senso opposto (dal precariato alla disoccupazione).

In un paese che ha perso di produttività, perché non ha voluto investire in innovazione e tecnologia e a fronte di una inflazione che dal 2002 è aumentata del 24% si è arrivati con un terzo della popolazione a rischio povertà (dai 4 ai 5 milioni di disoccupati) e con la maggioranza della popolazione che vede calare il proprio reddito e la propria sicurezza sociale. In un paese dove sia i partiti che i sindacati non hanno saputo creare un’economia incentrata sul lavoro e sulla persona.

Occorre in breve tempo costituire un welfare che abbia come compito il monitoraggio della spesa sociale e la sua efficacia,l’analisi della composizione della ricchezza, della struttura del mercato del lavoro, della distribuzione del reddito e l’individuazione delle fasce sociali a rischio di povertà ed esclusione sociale.

Come primo ed urgente provvedimento introduzione del Reddito di Cittadinanza, per consentire un sostegno economico a tutti in attesa dell’inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro, affiancato a una rimodulazione degli attuali ammortizzatori sociali.e ad una formazione continua finalizzata a mantenere le competenze già acquisite e per creare la vera flessibilità del lavoro.

Occorre abolire la riforma pensionistica (Fornero) che ritarda ai giovani l’ingresso nel mondo del lavoro (accesso alla pensione a 60 anni su base volontaria) e occorre inoltre ridurre l’orario di lavoro settimanale dei CCNL per creare nuovi posti di lavoro. Nel contempo evitare quelle liberalizzazioni selvagge con orari di apertura nei giorni domenicali e festivi dei grossi centri commerciali che di fatto non hanno prodotto nuove assunzioni e che non hanno aumentato le vendite. Meglio eventualmente prevedere calendari di aperture alternate tra i diversi centri commerciali per dare un servizio alla clientela e per non oberare i lavoratori con turni aggiuntivi.

Per creare lavoro è fondamentale introdurre nuove forme di credito e di agevolazioni fiscali per le PMI, incentivare nuove forme di impresa, legate in particolare alla condizione femminile e giovanile, elaborando un piano per la salvaguardia dell’ambiente per la realizzazione di una mobilità sostenibile e per la salvaguardia delle produzioni locali (made in italy).

Molti sostengono che non esistono le risorse necessarie, ma non è vero perché si può cominciare da:

• Abolizione Province: almeno 0,5 miliardi annui

• Abolizione rimborsi elettorali: Finanziamento partiti + finanziamento ai giornali dal 1994 ad oggi: 3 miliardi

• Tagli pensioni d’oro (tetto max 5000 euro lordi al mese): almeno 5 miliardi annui

• Riduzione spese militari (caccia bombardieri f-35, sommergibili): almeno 10 miliardi

• Rivedere infrastrutture “dubbie” (Tav + altre sparse per l’Italia): almeno 20 miliardi

• Recuperare efficienza e fiducia con una reale lotta alla corruzione pubblica, dal costo di miliardi di euro anno

• Dimezzamento numero Parlamentari e riduzione a 1/3 dello stipendio (5000 euro al mese): circa 0,75 miliardi in 5 anni

• Taglio auto blu (tra auto di rappresentanza, di servizio e auto grigie) sono circa 60.000 in Italia, e tra consumi, costi stazionamento, assicurazione, manutenzione, personale impiegato, costano circa 4 miliardi all’anno

• Abolizone ausiliaria: l’indennità concessa agli alti ufficiali in pensione per restare nella riserva, un’indennità extra al mese tutta la vita per “essere pronti” in caso di guerra; nel 2013 costerà 431 milioni di euro

(M5S Modena)